REGIONE – ”Chiodi: un perfetto esecutore di ordini romani (di Berlusconi) e abruzzesi (di Piccone e Di Stefano)”. E’ l’osservazione del vice capogruppo dell’IdV in Consiglio regionale d’Abruzzo, Cesare D’Alessandro, che prosegue: ”L’unica riforma di un ente regionale portata a compimento da Chiodi e’ quella dell’Agenzia per la tutela ambientale; ne rimangono da fare ancora 42”. ”La riforma dell’Arta e’ stata approvata consegnando nuovi e molto piu’ penetranti poteri in capo al direttore dell’Agenzia – dice D’Alessandro – il quale adesso, oltre a fornire l’indirizzo programmatico, avra’ anche il piu’ ampio potere sui dirigenti, dovra’ garantire l’imparzialita’ nei confronti delle amministrazioni pubbliche e dei soggetti privati in un settore delicato com’e’ quello dell’ambiente. La motivazione fu: largo ai giovani, l’uomo giusto al posto giusto”.
”Oggi, alla prova dei fatti – denuncia – il governatore Chiodi nomina Mario Amicone al vertice dell’Arta. Nulla da eccepire sull’interessato, ne’ per l’anagrafe ne’ per il curriculum, se non fosse che Chiodi dimostra ancora una volta la sua duplice veste: di dottor Jeckill quando si trova al cospetto del Consiglio regionale; di mister Hyde quando si trova ad operare in Giunta regionale”. ”A inizio legislatura (e siamo gia’ a meta’ cammino) – ricorda l’esponente IdV – Chiodi aveva promesso meritocrazia e rinnovamento. Quelle promesse da marinaio, cosi’ facilmente elargite, avevano convinto l’Assemblea regionale e ci si aspettava un comportamento conseguente, con la nomina di un tecnico di alta qualita’ preposto alla tutela ambientale della regione. Un ruolo – fa notare – che mai come in questo momento, in Abruzzo, riveste la massima importanza”.
”Certamente Amicone conosce l’ambiente – chiosa D’Alessandro – il suo ambiente, quello politico, di destra e di sostegno elettorale all’attuale Presidente della Giunta. Nulla di piu’! E allora, Chiodi faccia ammenda – esorta in conclusione – La smetta di arringare il Consiglio e prendere in giro gli abruzzesi. Dopo aver ottenuto il via libera alla riforma, dopo i tanti paroloni sulla meritocrazia, e’ arrivato a conclusioni che fanno rimpiangere il peggio della partitocrazia”. (Asca)