L’AQUILA – Coinvolge L’Aquila e la Ricostruzione post sisma l’operazione “Verde Bottiglia”. Beni per oltre 100 milioni di euro (Diciassette società, due ditte individuali, 31 fabbricati, 14 terreni, 16 automobili e 118 rapporti finanziari) , riconducibili ad affiliati vicini ai Casalesi, sono stati sequestrati dalla direzione investigativa antimafia di Napoli nel basso Lazio. L’operazione “Verde Bottiglia” ha consentito agli uomini della Dia partenopea di sottrarre al clan un patrimonio costituito da beni localizzati a Castrocielo, Cassino, Aquino, Frosinone, Formia, Gaeta, ma anche Roma.
Le forze dell’ordine hanno colpito diverse società ditte individuali, fabbricati, terreni, automobili e rapporti finanziari alcune delle quali operavano all’Aquila.
Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Frosinone a seguito di una proposta del direttore della Dia, Antonio Girone. L’ordinanza ha disposto anche la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per tre anni a carico di tre pregiudicati, ritenuti esponenti del sodalizio criminale collegato con i Casalesi: Gennaro De Angelis, 67 anni; Aladino Saidi, 33 anni e Antonio Di Gabriele, 66 anni.
CHI E’ DE ANGELIS: De Angelis è un noto affiliato del clan dei Casalesi che intorno al 2000 ha costituito un gruppo autonomo, ma sempre legato alla camorra casertana, nel basso Lazio, dove si è dedicato prevalentemente alle truffe legate all’importazione di auto in maniera illegale dalla Germania, rivendendole in quella regione. Negli anni ’80 era vicinissimo al boss Antonio Bardellino, “fondatore” del clan dei Casalesi e ucciso nel 1988 in Brasile durante la faida di camorra contro Francesco Schiavone. De Angelis, su consiglio dell’altro boss dei Casalesi, Francesco Bidognetti, alias “Cicciotto ‘e mezzanotte”, per fare “atto di sottommissione” gli regalò una Jaguar verde bottiglia che poi Schiavone distrusse contro il cancello della sua villa con una manovra errata. De Angelis è imputato a piede libero a Roma per associazione a delinquere di stampo mafioso e nel 2009 era stato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare nonchè di un primo sequestro beni per diversi milioni. Alcuni dei suoi affiliati hanno già subito un processo con rito abbreviato ma solo per organizzazione a delinquere finalizzata alla truffa. Di lui parlano una decina di collaboratori, da Carmine Schiavone, che già nel 1993 lo indicò come garante dei Casalesi nel basso Lazio, a Domenico Bidognetti (cugino di Francesco) che racconta proprio dell’episodio della Jaguar.IL
COMMENTO DI ALFANO: “È davvero un’ottima notizia quella del sequestro di beni al clan dei Casalesi per un valore di oltre 100 milioni di euro. Il più ingente sequestro di beni illecitamente accumulati al di fuori della Campania”, commenta il ministro della Giustizia Angelino Alfano. “L’operazione – continua il Guardasigilli – è l’ennesimo colpo inferto alla camorra che lo Stato, in sinergia con la magistratura e le forze di polizia, assesta in modo continuativo dall’inizio di questa legislatura. Quello che è avvenuto oggi è la dimostrazione che la cultura delle misure di prevenzione si sta diffondendo anche al di là delle regioni storicamente afflitte dalla camorra. È questa la vera antimafia dei fatti”.