L’AQUILA – Il governo giapponese ha reso noto stamane che il livello di radioattività nella centrale di Fukushima è sceso e, nelle stesse ore, anche l’Autorità giapponese per la sicurezza nucleare e industriale (Nisa) ha dato notizie più rassicuranti di quelle diramate nei giorni scorsi spiegando che i contenitori del nocciolo dei reattori 1, 2 e 3 sono integri.
Nonostante ciò, l’incubo di un disastro atomico conseguente allo spaventoso terremoto e allo tsunami di sabato scorso continua a preoccupare non solo la popolazione e il governo giapponesi ma anche il resto del mondo.
Dopo Chernobyl abbiamo imparato che ogni incidente nucleare può trasformarsi potenzialmente in un disastro mondiale, i cui effetti possono protrarsi anche per decenni.
Le notizie che circolano sui giornali e sul web sono frammentarie e a volte anche contrastanti. In questi casi è difficile, se non impossibile, controllare sempre la veridicità e la fondatezza delle informazioni, specialmente se non si appartiene alla comunità scientifica o alla schiera degli addetti ai lavori.
Abbiamo chiesto al Dott. Matthias Laubenstein, fisico delle particelle dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) del Gran Sasso, se, in base alle informazioni e ai dati in possesso degli scienziati e degli studiosi in questo momento, esistono dei rischi concreti anche per l’Europa e quindi per l’Italia.
L’intervista è stata anche un’occasione per parlare della questione energetica nel suo complesso, visto anche il dibattito che si è scatenato di nuovo in questi giorni fra il fronte favorevole al nucleare e il fronte contrario, che preferirebbe puntare solo sulle cosiddette energie pulite come il solare e l’eolico.
La domanda centrale è sempre la stessa: come liberarsi dalla dipendenza verso i combustibili fossili? Non esiste probabilmente una risposta univoca e forse continuare a contrapporre la tecnologia legata al nucleare a quella che contempla il vento e il sole è una distorsione. Non avrebbe senso, insomma, almeno secondo il punto di vista della comunità scientifica (che comunque, su queste questioni, è tutt’altro che coesa), privilegiare una tecnologia rispetto alle altre senza tener conto delle specificità territoriali, diverse da un Paese all’altro.
ENERGIE RINNOVABILI: CHIAMPARINO CHIEDE AL MINISTRO ROMANI CONFRONTO CON ANCI. Già prima dello tsunami giapponese e dell’incidente nella centrale nucleare di Fukushima in Italia si era riacceso il dibattito politico sulla questione dell’approvigionamento energetico. Il casus belli erano stati i tagli imposti dal Governo nel settore delle energie rinnovabili, soprattutto in quello del fotovoltaico. Tagli che hanno fatto arrabbiare non poco sia governatori delle regioni e amministratori locali sia privati e investitori stranieri (comprese molte banche). E proprio sulle fonti rinnovabili il presidente dell’ANCI (l’associazione nazionale dei comuni) Sergio Chiamparino ha chiesto al ministro dello sviluppo economico Paolo Romani di “avviare al più presto un confronto istituzionale con l’Anci per condividere i contenuti degli strumenti attuativi che si stanno predisponendo, affinché tengano conto della posizione e delle istanze degli enti locali”. In una lettera inviata al ministro, Chiamparino prende spunto dal fatto che “nei prossimi giorni sono stati convocati diversi incontri con i rappresentanti delle aziende e dei consumatori, e con le Regioni, sui provvedimenti che il Governo si appresta a varare nel settore delle fonti rinnovabili, in particolare sulla riforma del sistema incentivante verso il fotovoltaico”.