L’AQUILA – Dalla politica cittadina arrivano critiche alla scelta dell’Università dell’Aquila, in particolare della scuola medica, di ampliare la collaborazione con la ALS di Teramo. Si grida allo scippo, alla perdita per la città dell’Aquila di professionalità sanitarie, ad una sorta di fuga dall’Aquila. E’ molto difficile accettare quanto distante dal mondo reale continui a muoversi la politica. Eppure è ovvio pensare che una Facoltà Medica, ma questo accade in ogni parte del pianeta! ha bisogno di un bacino di utenza per poter adeguatamente ed in modo competitivo svolgere la sua funzione didattica verso migliaia di studenti, che va certamente oltre gli stretti confini di una piccola ALS. La collaborazione con ALS vicine, non può che migliorare l’offerta formativa della facoltà aquilana, nel frattempo partecipando a quel circolo virtuoso che si cerca di avviare nella sanità abruzzese. Se si spostano delle competenze da un luogo dove queste non sono utilizzate, vedi i professori medici che da anni non riescono a convenzionarsi con la ALS dell’Aquila, in altre realtà con maggiore disponibilità di spazi, si amplierà alla fine della storia, l’offerta sia didattica che medica sul piano regionale. In accordo con i più elementari principi dell’economia, l’aumento e diversificazione dell’offerta dovrebbero generare un incremento di domanda sia didattica sia di prestazioni sanitarie: vero grande obiettivo di noi tutti per pensare di avere più studenti, più pazienti da curare, quindi più posti di lavoro per i giovani medici.
Chi scrive, da alcune settimane ha visto andare via il migliore degli allievi. Studente modello nel locale liceo classico cittadino, il più brillante del corso di studi universitari, così che fu invitato a declamare il giuramento di Ippocrate in occasione della discussione della tesi di laurea, medico specializzando per 5 anni della scuola di specializzazione in Endocrinologia, quindi vincitore di una borsa per frequentare il dottorato di ricerca per altri 3 anni, infine vincitore di una borsa annuale di ricerca messa in palio dalla Società Italiana di Endocrinologia. Il nostro giovane endocrinologo, chiamiamolo per fantasia Sergio, si fa conoscere dalla comunità scientifica ed è cooptato in una stretta cerchia di giovani promesse dell’Endocrinologia Italiana. All’Aquila andiamo molto bene, ne avevamo ben due di giovani promesse dell’Endocrinologia Italiana, ora solo una e forse ancora per poco. Per Sergio, dopo 10 anni dalla laurea ed un curriculum personale di valenza internazionale, riusciamo a trovare uno straccio di contratto da fame in una clinica privata a 200 Km dall’Aquila. E così il nostro giovane fa le valige ed emigra verso il nord, in un grande ospedale milanese, dove è atteso a braccia aperte anche se non certo per un posto fisso ma per un buon contratto da precario annuale sicuramente rinnovabile, sì proprio così, per un giovane molto brillante dopo 10 anni dalla laurea spesi molto intensamente, anche un co.co.co. può costituire un miraggio dalle nostre parti.
Questa storia, mi scuso per la lunghezza, per affermare che chi da molti anni ogni giorno è lì sulle barricate affinché questa Istituzione Universitaria continui a vivere e speriamo a crescere -ed il Rettore e la Preside della Facoltà di Medicina, sono certamente tra costoro- le dichiarazioni della politica locale fanno particolarmente male, creano una sensazione di solitudine, quando dovremmo guardarci invece nelle palle degli occhi e decidere insieme cosa fare, ma per davvero, di questa città .