L’AQUILA – Non riesce a riavere la residenza all’Aquila e per questo ha cominciato, da ieri mattina, lo sciopero della fame. Protagonista della vicenda è un aquilano di 56 anni, Antonio Russo, che da dopo il terremoto vive in una roulotte all’interno del parco di Collemaggio. Il signor Russo, pur avendone fatto richiesta più volte al Comune, non riesce a riottenere la residenza all’Aquila, dove è nato e dove ha vissuto fino a qualche anno fa, quando si era trasferito a Como per lavoro. “Io voglio tornare ad essere aquilano – ha spiegato – perché sono aquilano e fino a quando non riavrò la residenza starò qui in reclusione volontaria e sciopero della fame. Sono stanco di essere invisibile. Io ho una casa di famiglia inagibile che forse dovrà essere abbattuta – ha continuato Russo – Il non avere la residenza, inoltre, mi comporta una serie di problemi, ad esempio non ho diritto all’assistenza medica”. Russo è malato di ipertensione arteriosa e ha bisogno di andare di frequente dal medico per controlli. “Quando vado al medico mi sembra di rubare qualcosa – ha aggiunto – anche queste due medicine che devo prendere e che pago. Io sono disoccupato ed ho finito i risparmi. Vorrei sapere chi sono. Sono invisibile. Nessuno mi conosce. Quando sono andato in Comune per richiedere la mia residenza mi hanno detto che non è possibile assegnarmela nella mia casa inagibile in viale Corrado IV e nemmeno nella roulotte dove vivo tuttora. Cosa devo fare?”
Qui di seguito pubblichiamo un articolo scritto dal sig. Russo comparso sul sito del quotidiano il manifesto
Storia di un povero terremotato
di Antonio Russo, l’invisibile.
25 marzo 2011
Sì, io sono un invisibile, uno straniero in casa, e, se questa casa si trova in una patria che ha anche una costituzione a difesa dei suoi abitanti, allora sono uno straniero in patria. Ed allora, questa costituzione e quel tricolore non mi appartengono. Nel cuore forse sono un patriota, ma la mia patria è il mondo, ma…un altro mondo, perché un mondo migliore è possibile.
Sono un invisibile, perché non ho voluto dare il culo né alla politica, né alla chiesa, anzi, di più, perché la mia fede politica di sinistra mi ha dato una spinta per la discesa e mi sono ritrovato a cercare lavoro lontano dalla mia città. Il lavoro finisce, però, e allora rientri a casa… Ma casa mia dov’è? Solo mattoni a vista, crepe, ricordi, lacrime, e rabbia, sì! tanta rabbia. Asl dell’Aquila: «Non sei più un aquilano, per avere il medico devi essere residente o studente o avere un lavoro». Protezione (in)civile: «Scusi nel sisma ho perso la casa di famiglia, non so dove andare»: «Caro signore sa quanti aquilani in giro per il mondo ci sono? se tutti tornassero!» Comune: «Non si possono rilasciare residenze prima di 2 anni dal sisma».
Il 7 aprile, andrò al comune con la mia compagna e porterò la rabbia, sì, la mia rabbia, ed insieme chiederemo il cambio di residenza in una casa che aspetta di essere abbattuta, o in una roulotte, e… se mi guardano con il famoso punto interrogativo alternato a quello esclamativo stampato sugli occhi, dichiarerò guerra alle istituzioni. In questa tragedia, io, 55 anni, disoccupato, casa solo macerie… Ho aperto la mia (forse) costituzione, sperando almeno di essere ancora italiano. Articolo 3: Tante belle parole. Mi sono guardato in giro: minacce, soprusi, ingiustizie, illegalità, abbandono, truffe, sofferenze, spartizioni, e tante bugie intervallate a promesse. Il mio posto non era di stare a guardare, ma reagire.
Ritrovo gli amici, i compagni, e, grazie anche al loro impegno arriva una roulotte. Posizionarla è stato semplice: a Casematte, uno spazio occupato dal comitato 3e32 nell’ex ospedale psichiatrico dove per entrare non ci sono porte, dove se non hai mangiato un piatto di pasta lo trovi, dove ti stanno ad ascoltare senza chiedere in cambio niente. Mi fanno sentire, ma con amore, un po’ zio di tutti; sono diventati i miei compagni di viaggio, invece di quella politica muffata, stanca, inconcludente, sempre pronta a rilavarsi, per apparire diversa, ma sempre uguale. E, piano piano, siamo diventati la città più commissariata in italia. Così tra poco dovranno istituire una nuova figura, o un altro assessorato per la gestione del commissariamento degli stessi. Se protesti, arriva subito una caramella. E una manganellata. Seguita dalla promessa che se fate i bravi tra sei mesi vi cambiamo la bombola dell’ossigeno, e allora tutti a testa bassa perché quando non hai nulla, quel poco te lo fanno sembrare tanto. Ed allora, tutti con lo sguardo al cielo, con la speranza che cada un’ordinanza comprensibile, che si possa attuare senza riunire una commissione di saggi, tanto anche di quelli ne siamo pieni. I saggi con gli stipendi decennali per l’operaio ma mensili per loro…
Siamo stati deportati, chiusi in tendopoli con regolamenti carcerari, hanno fiaccato le menti, siamo stati oggetto di studio, ci hanno tenuto la testa bassa, con il ricatto della caramella, ma… questa caramella, quando arrivava, aveva un sapore amaro, un sapore di prepotenza, di anticostituzionalità, no, non era nemmeno una caramella. Ed anche per questo, io oggi non me la sono sentita di partecipare alla ricorrenza dei 150 anni. Non sono andato a veder sventolare quel tricolore che oggi mi tradisce, a leggere una costituzione che forse non mi appartiene. Sono parole amare, lo so, non maleditemi, non serve a niente, tanto..all’inferno… ci sono già.
Il comune gli nega la residenza, uomo inizia sciopero della fame.
La storia dell'aquilano Antonio Russo
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