L’AQUILA -I conflitti e le frizioni politiche in cui sono coinvolti quasi giornalmente i vari “soggetti attuatori” della ricostruzione sono anche una conseguenza di un’anomalia giuridica che è ancora in vigore all’Aquila (lo sarà per tutto il 2011) e che si chiama “stato di emergenza”. Un governo d’emergenza è un governo che agisce “in deroga” sia rispetto alle norme ordinarie sia in termini di attribuzioni di competenze. La studiosa di diritto Patricia Mindus, in un saggio pubblicato qualche anno fa, aveva usato una suggestiva espressione, “Nostalgia per Cincinnato”, per descrivere il desiderio diffuso, tipico della nostra epoca, per un Potere che, appunto, governa “in deroga”. Un Potere che “sa sbrigare le faccende” e che è capace di “rassicurare gli uomini in preda all’incertezza e alla paura”. La Mindus concludeva quel saggio mettendo in guardia dal principale pericolo associato alle emergenze: “In nome dell’efficacia (rispetto allo scopo) e dell’efficienza (rispetto al tempo) si sacrifica progressivamente la Costituzione per via delle azioni resesi “necessarie”, provocando una normalizzazione di fatto delle conseguenze dell’emergenza”

Sul tema del governo d’emergenza si è espresso stamane anche Stefano Rodotà, prima di iniziare il suo intervento nel seminario intitolato “L’ombra del diritto ovvero vicende di diritto indegno”. “Tutta questa legislazione emergenziale e questo governare per ordinanze” ha detto Rodotà “è sicuramente un’anomalia – per usare un’espressione benevola – ed è un’anomalia che ha già prodotto molti guasti, a cominciare dagli abusi che sono stati messi in evidenza, alcuni dei quali sono anche oggetto di indagine della magistratura. Molti giuristi studiano questa fase come una fase di sospensione delle garanzie e di sospensione di controllo che non è ammissibile. Quindi uscire da una legislazione d’emergenza vuol dire in primo luogo ricostruire la legalità. Non c’è soltanto la ricostruzione fisica – indispensabile – ma c’è anche una ricostruzione della legalità”.

 

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