L’AQUILA – Dunque eccoli, i nomi degli imprenditori che contenderanno al gruppo Navarra il controllo dell’Aquila Rugby. Sono Gianni Frattale, del gruppo Edilfrair, presidente dell’Ance della provincia dell’Aquila; Luigi Palmerini, del gruppo Palmerini; Eliseo Iannini (ex presidente dell’Aquila Calcio), del gruppo Iannini; Danilo Taddei, del gruppo Edimo. E poi c”è anche Romano Marinelli, attuale presidente pro tempore della 1936, titolare dell’azienda omonima. Il sancta sanctorum, lo stato maggiore dell’imprenditoria aquilana.

Proprio Marinelli però aveva detto, la settimana scorsa, alcune cose: che l’unica offerta pervenuta alla società era quella dei Navarra; che la trattativa era già a buon punto e che rimanevano da chiarire meglio solo alcuni dettagli sulla questione dei lodi arbitrali, ossia le centinaia di migliaia di euro di stipendi che la società deve ancora pagare ai giocatori.

Ieri, invece, ecco l’inatteso dietrofront. In base a quanto si è appreso in via non ufficiale, l’offerta presentata dalla nuova cordata sarebbe di poco superiore a quella dei Navarra. I quali, da parte loro, hanno già detto che non hanno alcuna intenzione di mollare e che dunque rilanceranno. “Se vogliono la guerra l’avranno” ha detto stamane alle telecamere di Aquila Tv Walter Navarra.

Resta da capire come mai questa cordata di imprenditori si sia materializzata così, all’improvviso, dopo che lo stesso presidente aveva specificato che sull’Aquila Rugby non c’era l’interessamento di nessun altro soggetto imprenditoriale al di fuori del gruppo Navarra. Gruppo che opera nell’ambito del restauro architettonico ma che da anni ormai (almeno così sostengono i suoi rapresentanti) non ha più interessi diretti in città, avendo spostato il centro delle sue attività fuori.

A pensar male, si dice, si fa peccato ma spesso ci si azzecca. L’impressione è che dietro tutta questa vicenda ci siano manovre che con lo sport e il rugby non hanno niente a che fare e che riguardano, semmai, la politica o, meglio, la parte meno nobile della politica: clientelismo, affarismo, lotte di potere. Che, in questo caso, non sarebbero giustificate nemmeno dal fine di garantire l'”aquilanità” dell’assetto proprietario della squadra, giacché aquilani sono anche i Navarra.

Questi ultimi, se non altro, sono stati molto chiari nelle loro intenzioni e hanno presentato un progetto solido e ambizioso, che è stato accolto con favore anche da molti giocatori e dallo staff tecnico.

Sembra di assistere a un film già visto altre volte negli ultimi anni. Il malsano intreccio politico-affaristico-imprenditoriale che controlla L’Aquila Rugby e che è il principale responsabile dello sfascio in cui attualmente versa la società sta facendo quadrato per impedire a soggetti nuovi di acquisirne il controllo.

La città non merita tutto questo. L’Aquila Rugby non può più permettersi di essere né un parco giochi privato né un territorio di conquista per politici e palazzinari locali.

Di Roberto Ciuffini

 

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