L’AQUILA – Un cast d’eccezione per il prossimo appuntamento concertistico dei Solisti Aquilani. Ad affiancare la compagine abruzzese, infatti, saranno Roberto Cappello, pianista dalla raffinatissima sensibilità artistica e, a partire dal Premio Busoni,  ai vertici del concertismo contemporaneo e Nello Salza che, dopo l’assegnazione del Premio Oscar alle musiche di Nicola Piovani per “La vita è bella” è stato definito dalla critica “la tromba del cinema italiano”, per la sua ventennale attività che lo ha visto protagonista dei grandi  e indimenticabili temi per lui composti dai più celebri compositori del grande schermo.

Dal 1984 a oggi ha inciso oltre 300 colonne sonore, ricoprendo ruolo protagonista delle partiture di film quali “La vita è bella”, “L’intervista”, “La voce della Luna”, “C’era una volta in America”, “La leggenda del pianista sull’Oceano”, “Nuovo cinema paradiso”, “La famiglia, “La piovra”, “Il postino”, “Il caimano”, e molti altri ancora. Bacchetta della matinée in musica Vincenzo Mariozzi. Particolarmente suggestivo il programma.

L’apertura è affidata a Paul  Hindemith con Fünf Stücke op. 44 n. 4 per archi, opera composta nel 1927  che appartiene alla produzione della musica d’uso. Pensata per una orchestra giovane, pur di grande facilità tecnica riesce ad esprimere una forte emozione e si sviluppa in un “discorso” estremamente fantasioso, dal tipico procede contrappuntistico. A seguire il Concerto per pianoforte con accompagnamento di archi e tromba in do minore op. 35 di Sostakovic.Era questo il titolo originale del lavoro che il musicista aveva concluso nell’estate del 1933 e composto con il preciso intento di ampliare il repertorio strumentale sovietico «per colmare un vuoto a causa della mancanza di grandi lavori da concerto», come lo stesso musicista aveva dichiarato alla stampa pochi mesi dopo la prima esecuzione.

Dal punto di vista dell’organico il titolo davvero rispetta gli intenti: il pianoforte è un vero protagonista e la tromba assume una parte importante ma non invadente. Scritto in quattro tempi, il concerto sfrutta temi e melodie tratte da opere di Beethoven (l’Appassionata), Haydn, brani popolari come le canzoni ebree di Odessa, persino parodie della sua stessa musica originale: nell’assolo di tromba del quarto movimento egli utilizza il tema del finale da lui composto per l’opera di Erwin Dressel Il povero Colombo. Ma il compositore volge anche lo sguardo al mondo del cinema, a lui così vicino, come succede ad esempio nel valzer del secondo movimento, e non dimentica neppure di riferirsi al sound «leggero». A questa particolare temperie compositiva fa da contrappunto una coesistente vena romantica, che è a volte sommersa o compare solo a tratti, ma in altri casi si rivela esplicitamente, come nel bellissimo Lento centrale, nel canto solitario dei violini o nel delicato valzer del pianoforte, che richiama gli archi a sospiri partecipati e di grande trasporto; malinconico è il duetto tromba-pianoforte, così come il ricordo del tempo di valzer riconduce a un clima di calma sognante e rivela tenui colorazioni.

Il concerto si chiude sulle note di Felix  Mendelsson – Bartholdy con  la Sinfonia n. IX in do , “La svizzera”. La Sinfonia terminata il 12 marzo 1823, quando il compositore aveva quattordici anni e rientra nelle giovanili sinfonie per archi. Viene definita “Svizzera” poiché il giovane autore la scrisse sotto l’influsso del viaggio in Svizzera con i familiari, avvenuto fra il luglio e l’ottobre del 1822. Mendelssohn poi donò la sinfonia all’amico violinista Eduard Rietz nel  Natale del 1823, aggiungendo indicazioni solistiche nella parte del primo violino appositamente per lui.

Casa Onna, 15 Maggio, ore 11

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