L’AQUILA – Un centro di seconda accoglienza destinato agli stranieri che si reano in città per lavoro o per ricongiungersi con propri cari. Se ne è parlato oggi in Comune, nel corso di una riunione sull’emergenza abitativa, alla presenza di tutti i soggetti interessati. La struttura individuata potrebbe essere quella di Foce di Sassa già indicato nel 2004 per la stessa destinazione. La struttura allestita in una vecchia scuola, da tempo dismessa, è stata ristrutturata dal Comune 7 anni fa con fondi regionali e con uno stanziamento dell’ente proprietario di 40mila euro.
Sulle reali condizioni di vita dei lavoratori immigrati presenti nella nostra città, accorsi qui per trovare un impiego nei cantieri della ricostruzione, c’è molta disinformazione. Anzitutto c’è una scarsa consapevolezza dei numeri e dei dati. A livello mediatico, poi, l’argomento “immigrazione” viene affrontato solo in occasione del verificarsi di episodi di cronaca nera (risse, furti o piccoli reati di strada) che vedono coinvolto qualche straniero. Di tutto il resto non si parla o si parla poco.
“Pochi conoscono – dice Gamal Bouchaib presidente della Consulta degli Immigrati – le reali condizioni di lavoro e le situazioni alloggiative degli operai stranieri. Molti lavoratori sono obbligati a dormire in macchina e in altri ricoveri di fortuna o ad alloggiare in case fatiscenti e prive di servizi. Si sono registrati anche casi di immigrati ai quali sono stati affittati appartamenti inagibili”.
Affinché L’Aquila possa davvero diventare, negli anni a venire, il più grande cantiere d’Europa, come viene ripetuto a ogni pie’ sospinto da politici e imprenditori, occorre che le istituzioni e i cittadini si impegnino in tutti i modi per renderla un posto molto più ospitale ed accogliente di quanto (non) sia ora.