L’AQUILA – In merito alle sentenze del Consiglio di Stato sui tetti di spesa del 2008, l’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop) per l’Abruzzo, rileva che “il trionfalismo ostentato dal Commissario Chiodi è del tutto fuori luogo, fuorviante e poco rispettoso dell’intelligenza dei cittadini abruzzesi”.

A rilevarlo è il presidente regionale dell’associazione, Luigi Pierangeli. “Il Commissario infatti – si legge in una nota – ha evitato accuratamente di confrontarsi con gli effetti sostanziali delle pronunce del Consiglio di Stato e con gli effettivi riverberi che ne derivano sulla spesa, peraltro dopo essere rimasto colpevolmente inerte di fronte alle opportunità transattive che le case di cura avevano responsabilmente prospettato.

Le pronunce, infatti, hanno esclusivamente ritenuto giustificabile, ‘per la peculiarita’ della fattispecie, l’emanazione, solo il 5 novembre 2008, della deliberazione commissariale contenenti i tetti di spesa per l’anno 2008′, ma non hanno affatto escluso il diritto alla remunerazione delle prestazioni, che vengono erogate ai cittadini sulla base di richieste provenienti dai medici del Servizio sanitario”.

“In primo luogo – spiega Pierangeli – il Consiglio di Stato non ha mancato di rilevare che le vicende di rilievo penale che hanno riguardato la sanità abruzzese non sono prive di rilevanza, in quanto, laddove venisse accertato un mutamento dei presupposti sulla base dei quali la delibera commissariale è stata adottata, l’amministrazione potrebbe vedersi indotta ad esercitare i propri poteri di autotutela.

E questa evenienza costituisce in realtà un obbligo, per chi abbia a cuore il rispetto della legalità e della trasparenza, visto quanto è emerso in relazione all’attività delle case di cura del Gruppo Villa Pini”.

“Ma, quel che più conta – si prosegue nella nota – è che lo stesso Consiglio di Stato ritiene tutt’altro che definite le pendenze connesse alla vicenda dei tetti di spesa 2008, invitando l’amministrazione a procedere ad una verifica delle prestazioni extra budget rese dalle case di cura private ricorrenti, proprio al fine di provvedere al loro ristoro in via transattiva.

Allo stato, dunque, la situazione dei pagamenti relativi alle prestazioni rese nel 2008, proprio per effetto della gestione del Commissario Chiodi, determina la persistenza di oneri ben maggiori, dovuti alle azioni di ingiustificato arricchimento che le case di cura si vedono costrette ad intentare, oltre ai pesantissimi interessi passivi che devono essere corrisposti ai sensi del decreto legislativo n. 231/2002, sia per i ritardati pagamenti, sia per i pagamenti che sono stati indebitamente bloccati nonostante riguardassero partite economiche al di fuori della vertenza”.

“Peraltro – sottolinea Pierangeli – lo sforamento del tetto di spesa complessivo per le prestazioni rese in favore dei pazienti regionali è stato contenuto nella misura del 5%, come dimostrato dagli stessi dati tardivamente forniti dall’Ufficio del Commissario, per cui da un lato le roboanti cifre sbandierate in proposito sono del tutto fantasiose e, dall’altro, il dato rimarca le responsabilità del Commissario, che preferisce invece andare incontro a maggiori oneri di spesa pur di non rinunciare alle sue propalazioni puramente propagandistiche”.

“Da ultimo – si conclude nella nota – il Commissario sottace il pesantissimo aggravarsi della mobilità sanitaria passiva dell’Abruzzo, che proprio durante la sua gestione ha avuto l’impennata più negativa della storia, come dimostrano i dati inopinabili forniti dal Ministero della Salute. Ma su questo il Commissario ha ben ragione di tacere”.

 

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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