L’AQUILA – La proroga, dunque, ci sarà. I progettisti avranno altri due mesi di tempo per presentare gli elaborati delle case “E” agli organi tecnici. La loro minaccia, dal vago sapore ricattatorio, di presentarli in bianco sembra avere avuto effetto. Gianni Chiodi, il commissario alla ricostruzione, ha detto sì “per ragioni di ordine tecnico” ed anche perché altri due mesi di attesa sono un tempo ragionevole per chi aspetta di riavere la propria abitazione e chiede qualcosa di concreto su cui fondare le proprie speranze di riprendersi ciò che ha perduto. Ma stavolta quella che sta per essere concessa, ha tutta l’aria di essere una proroga vera perché Chiodi ha messo i paletti, non sarà data, cioè, in maniera arbitraria.
Alla proroga seguiranno infatti altri adempimenti da parte dello stesso commissario, che se fossero stati adottati per le case B e C, la ricostruzione leggera avrebbe avuto tempi molto più rapidi, tante persone sarebbero rientrate a casa molto prima e le spese per il loro mantenimento in autonoma sistemazione o negli alberghi si sarebbero sensibilmente ridotte con grande vantaggio per le casse dello Stato che per il terremoto dell’Aquila sta sostenendo un impegno finanziario non indifferente.
Gli studi professionali saranno sottoposti a verifica che riguarderà, in particolare, il numero di incarichi per ciascun tecnico. Dovrebbe finire insomma l’incetta indecorosa che ha caratterizzato la fase iniziale della ricostruzione con professionisti con cento, centocinquanta incarichi (alcuni anche duecento), a tutto vantaggio della rapidità nella presentazione dei progetti. Dopo questa verifica e l’accertamento del tempo necessario per la consegna dei progetti ai Comuni, il commissario potrà valutare la possibilità di proporre o fissare un’altra proroga se gli verrà chiesta. Poi toccherà a Reluis e Cineas e naturalmente al Comune, fare la loro parte e andare incontro alle esigenze dei cittadini.
Due parole sul Comune dell’Aquila. Qui la confusione regna sempre sovrana. A parte i grandi pasticci che sono stati fatti nell’emanazione della normativa per la gestione dei Consorzi e degli Aggregati, il Comune si rifiuta di costituire la commissione per la valutazione degli edifici di pregio storico, che riguarda una grandissima parte del centro cittadino. Dice, il Comune, che si “tratterebbe di un’impresa impossibile” da organizzare, che di fatto ritarderebbe la presentazione dei progetti.
Andrà a finire che la quasi totalità dei cittadini del centro storico dovrà rinunciare alla valutazione, con grave danno economico perché l’eventuale riconoscimento di edificio di pregio storico comporterebbe un aumento del contributo fino al 60 per cento. Al Comune continuano insomma ad essere impreparati, dilettanti allo sbaraglio per usare un eufemismo (ma non tanto). Quel che sconforta è che fanno le cose con i ritmi e la mentalità di sempre. Insomma, è come se il terremoto non fosse avvenuto. E tutto ciò è semplicemente desolante.