L’AQUILA – La vicenda del matrimonio alle 99 Cannelle sta suscitando un vero vespaio. Soprattutto in rete e sui social network, molti aquilani hanno commentato la notizia in un misto di indignazione e sarcasmo.

“Una pecionata”, scrive una ragazza “non per la scelta del posto, che è meraviglioso, ma per aver impedito ai turisti e agli aquilani di vedere uno dei pochi monumenti restaurati”.

“Vado in Comune per riservarmi piazza Duomo nei giorni del mio compleanno e di quelli dei miei figli” commenta invece ironicamente un’altra internauta.

Nessuno finora è riuscito a spiegare come sia potuto accadere che una security privata – in altri termini un gruppo di buttafuori – abbia impedito a cittadini aquilani ma anche a tanti turisti di accedere, in una bella domenica d’estate, a uno dei luoghi (pubblici) simbolo della città.

E dire che i permessi per organizzare la festa erano stati concessi a Febbraio, dunque molti mesi fa. Perché il Comune non ha vigilato affinché tutto si svolgesse correttamente? Perché non ha fatto nulla per garantire che non ci fossero soprusi e violazioni di elementari diritti? Perché non sono intervenuti i vigili urbani?

Domande legittime, dal momento che non si è trattato solo di uno sgarbo incivile commesso da privati a danno di altri cittadini. Oltre alla cattiva pubblicità, questa storia ha arrecato alla città danni non indifferenti, visto che molti turisti non hanno potuto godere della vista di uno dei pochi luoghi di interesse storico restaurati dopo il terremoto. Non ci sarebbe nulla di scandaloso, insomma, se qualcuno (magari lo stesso Comune) decidesse di rivalersi nei confronti dei responsabili chiedendo loro un risarcimento.

Nel frattempo continuano le illazioni circa l’identità della coppia di sposi. Anche se, per il momento, i loro nomi non sono ancora venuti fuori, sembrerebbe infondata la notizia secondo cui uno dei due sarebbe il figlio (o la figlia) di qualche politico locale.

 

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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