L’AQUILA- Sia pure a fatica comincia a prendere forma la ricostruzione pesante. Qualche cantiere è stato montato a Pettino, il quartiere più tartassato della periferia cittadina. Qualche altro lo si può vedere in zone diverse del comprensorio: i ponteggi, le gru, le “mantovane” di legno o di lamiera, le protezioni di tela lungo le facciate degli stabili. Ma il dato più confortante, forse, viene dal numero di progetti che sono stati presentati a Fintecna. Circa ottocento alla fine di giugno.
Un boom ha detto il Commissario straordinario alla ricostruzione Gianni Chiodi. Un numero sui cui riflettere, aggiungiamo noi, perché con quelli già depositati nei mesi scorsi, arriviamo a un totale di quattromila progetti presentati. Quattromila, su tredicimila prevedibili complessivamente non sono pochi. Tredicimila o quindicimila, o diecimila o anche meno di diecimila secondo le stime più prudenti. Già, perché il numero delle case classificate “E” non lo conosce nessuno. Si va per congetture, si va per ipotesi, perché un censimento non è stato mai fatto.
Al Comune hanno pensato a tutto. Hanno messo in campo un impegno lodevole per mettere insieme gli elenchi con gli esiti di inagibilità: B, C, E eccetera, ma nessuno ha pensato a contarle, a calcolare quante sono le case B, C, ed E danneggiate dal terremoto. Impresa che sarebbe stata non difficile se la verifica fosse avvenuta a mano a mano che gli esiti venivano registrati. Un calcolo improbo e arduo da fare oggi. Eppure sarebbe utilissimo per tanti motivi sapere con esattezza quante sono le case classificate con esito “E”. Sicché all’Ordine degli Ingegneri prendono per buono il numero di tredicimila, forse molto vicino alla realtà e comunque verosimile, dicono.
Tredicimila case “E”, ossia tredicimila appartamenti danneggiati o giù di lì, vogliono dire circa milleduecento stabili che richiederanno un contributo statale di circa tre milioni per stabile circa, ossia tre miliardi e mezzo di euro complessivamente. E’ un grande impegno finanziario da parte dello Stato, una grande scommessa da vincere a tutti i costi se davvero si vuole ricostruire L’Aquila.
Gli Ordini professionali avvertono, ed hanno ragione, che è su questa cifra che si gioca la ricostruzione pesante e che servono impegni precisi. L’altro problema è rappresentato dalla filiera Comune-Fintecna-Cineas-Reluis-Genio Civile. I progetti approvati finora sono decisamente pochi e hanno richiesto tempi mediamente di sei mesi ciascuno. Si dirà che per le case “E” sono state necessarie integrazioni e modifiche che si sono succedute nel tempo perché la legislazione non era stata definita.
Ora le cose dovrebbero essere molto più chiare, gli organi tecnici devono e possono procedere molto più spediti nell’esame dei progetti. Gli aquilani si attendono meno burocrazia e molta più efficienza.