L’AQUILA – L’introduzione di una Zona Franca Urbana per il Comune dell’Aquila è una decisione non proprio scontata. L’Unione Europea, infatti, potrebbe non essere del tutto d’accordo. Non lo ha detto esplicitamente ma dalle parole pronunciate stamane da Gianni Chiodi, commissario delegato per la ricostruzione, durante un lungo intervento tenuto nel Consiglio comunale straordinario, sono trapelate difficoltà.
Chiodi ha tuttavia corretto il proprio intervento forse un po’ troppo pessimistico, con una nota diffusa in serata in cui si afferma che “in merito all’iter burocratico legato agli interventi per la zona Franca all’Aquila, il Governo sta predisponendo le risposte alle osservazioni formulate dalla Unione Euroea, la quale ha già espresso complessivamente parere favorevole. Quindi, a breve, potrà essere uno strumento operativo”. Un vero e proprio cambiamento di rotta da parte del Commissario che è probabile si sia sentito con fonti governative a Roma se non direttamente con Bruxelles.
Un precisazione che dovrebbe far rientrare i molti malumori che si sono diffusi in mattinata negli ambienti imprenditoriali. “L’iter prosegue-aveva detto Chiodi- e noi ci stiamo impegnando affinché vada a buon fine” ha detto Chiodi “l’Unione Europea ci appoggia tuttora perchè il Governo italiano è determinatissimo a portarla a buon fine”.
Chiodi ha fatto capire che l’eventuale parere negativo di Bruxelles sarebbe legato a valutazioni di tipo esclusivamente tecnico-economico.
La scelta e l’individuazione delle aree in cui istituire le zfu, com’è noto, avviene in base a determinati parametri socio economici. E, al momento, all’Aquila, nonostante il terremoto e le ripercussioni locali della crisi congiunturale che interessa tutto il Paese, questi parametri sarebbero meno critici rispetto a quelli di altre regioni europee “come la Romania, la Polonia”
In altri termini, senza voler negare il disagio socio economico prodotto dal terremoto su tutto il nostro territorio, non è detto che L’Aquila abbia i requisiti di ammissibilità richiesti. Un’interpretazione corretta in serata.
Chiodi, tutta la verità sulla Ricostruzione
“Una buona ricostruzione ha bisogno di una seria politica di sinergia tra tutti i soggetti chiamati a realizzarla. Non si cerchi di personalizzarla scaricando le responsab ilità. Sarebbe ingiusto e ingeneroso soprattutto nei confronti dei cittadini. La sfida è talmente complessa che bisogna affrontarla con grande umiltà. E’ un compito da far tremare i polsi, per questo serve uno sforzo comune”.
Il Commissario si sofferma sui rapporti con il Governo rispondendo alle domande sul ruolo del sottosegretario Gianni Letta che definisce un ruolo ‘attivo e funzionale, quanto di meglio potesse essere messo a disposizione dal Governo’. Prendendo in prestito una definizione di Berlusconi definisce Letta il “vero Presidente del Consiglio per gli Affari interni” a rimarcare la sua competenza, capacità e grande disponibilità nei confronti del popolo aquilano.
Parla anche dei suoi rapporti con il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, evidenziando come, aldilà di forzature mediatiche e sterili polemiche, si tratta di un rapporto tra due persone che hanno compiti istituzionali sia pure diversi in cui, può capitare che l’uno esprima giudizi anche critici sull’operato dell’altro. Non per questo bisogna ricercare a tutti i costi uno scontro armato che non esiste.
Tra i maggiori punti di difficoltà Chiodi mette sul tavolo il ritardo con cui gli enti locali stanno procedendo alla ripianificazione del territorio colpito dal sisma e assicura che a breve si partirà con le E e poi con la sfida formidabile dei centri storici.
Snocciola ancora una serie di dati sui finanziamenti e traccia un bilancio su quello che è stato fatto a due anni dal terremoto: riicorda la ricostruzione di 83 scuole e il fatto che si sia assicurata la ripresa tempestiva dell’anno scolastico per 17.000 studenti e garantito un programma di assistenza senza precedenti a più di 50mila persone; evitato che l’università non morisse mantenendo 23mila iscritti; messo in sicurezza 1000 palazzi e chiese di cui il 90 per cento delle strutture vincolate o di pregio, nel centro storico dell’Aquila; aperti 17.000 cantieri nel cratere, sistemato l’ospedale con nuove sale operatorie, un nuovo pronto soccorso pediatrico e un centro di odontoiatria per disabili; terminata la ricostruzione leggera.
Le prime misure poste in essere, come evidenzia il Commissario, hanno riguardato gli indennizzi ai danni per le imprese, compresi gli indennizzi per i mancati profitti, per complessivi 87 milioni di euro, tra fondi europei gestiti dalla Regione Abruzzo e risorse messe a diposizione attraverso la dotazione del terremoto. Per sostenere la ripresa economica nei territori colpiti dal sisma previsto uno stanziamento di oltre 170 milioni di euro.
Non poteva mancare un riferimento all’iter per la Zona Franca. Oggi siamo in fase di conclusione: prima istituita con una dotazione di 45 milioni, poi salvata dalla cancellazione della manovra dell’anno scorso, poi il raddoppio della dotazione da 45 a 90 milioni Il Governo sta predisponendo le risposte alle osservazioni formulate dalla UE, la quale ha già espresso complessivamente parere favorevole, quindi a breve potrà essere uno strumento operativo.
“Innanzitutto – aggiunge – , come dimostrato da recenti studi (CRESA) il problema dell’economia aquilana era già drammaticamente presente prima del 6 aprile 2009. Il terremoto ha acuito la tendenza. Per questo la ricostruzione deve rappresentare un’opportunità. Dobbiamo trasformare questa città in una realtà con un forte dinamismo economico affinchè resti il capoluogo di regione non solo per riconoscimento burocratico ma per la capacità di attrarre investimenti sul territorio. Perchè la ricostruzione sia percepibile dovranno arrivare la zona franca e i cantieri per il centro ma è stato fatto un lavoro enorme fino ad oggi su tutta la parte normativa e sulla progettazione”.
Nel dettaglio: Il Governo ha stanziato circa 14 miliardi per la ricostruzione in Abruzzo. Sono stati spesi fino a giugno 2011 circa 1 miliardo e 600 milioni di euro, sulle somme accreditate alla contabilità speciale della Stm e della Sge e alla Cassa depositi e prestiti. Questo il dettaglio delle maggiori voci di spesa: il Commissario delegato per la ricostruzione ha trasferito 53 milioni di euro per il ristoro dei danni alle attività produttive, 97 milioni per il pagamento degli alberghi che hanno ospitato gli sfollati, 286 milioni di euro (di cui 234 per il solo Comune dell’Aquila) per le spese emergenziali dei Comuni colpiti. Per la ricostruzione degli edifici privati, il Commissario ha trasferito 115 milioni di euro richiesti dai Comuni (circa 69 per L’Aquila). Per il ripristino degli immobili pubblici sono stati trasferiti 32 milioni al Provveditorato interregionale alle opere pubbliche e 5 milioni all’Ater. A questi si aggiungono 644 milioni spesi sulla iniziale disponibilità di 2 miliardi della Cassa depositi e prestiti. Stanziati oltre 39 milioni di euro in favore dei Comuni del ”cratere” per il ripristino delle sedi municipali e di altri edifici pubblici.
E’ una sfida difficile – conclude il Commissario – alla quale dobbiamo rispondere con coesione, abbandonando ogni strumentalizzazione di carattere politico, chiamando tutte le forze imprenditoriali, professionali, i cittadini e le parti politiche di ogni colore: io sono disponibile a raccogliere l’invito ad agire con spirito di collaborazione”.
Cialente:”Non credo si siano fatti passi avanti rispetto ai nodi veri”
“La riunione di oggi è stata utile – ha dichiarato il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente nel suo intervento conclusivo – tuttavia non credo si siano fatti passi avanti rispetto a quelli che sono i nodi veri. Bisogna fare chiarezza su alcune questioni.
In questi anni c’è stata un’impostazione assolutamente commissariale, che vede al vertice una struttura cui, pochi giorni fa, si è aggiunto un ulteriore commissario anche per le macerie. Esiste, come dico da tempo, un problema di governance. È necessario che tutti i livelli della politica e tutta la cittadinanza ne abbiano consapevolezza. A questo punto o si stabilisce in sede normativa che le scelte le fanno i sindaci oppure è giusto che chi stabilisce le regole poi gestisca fino in fondo la materia, senza lasciare i Comuni nel ruolo di anelli terminali che rispondono, davanti ai cittadini, di scelte che non hanno preso loro”.
“Riparare le abitazioni in categoria E – ha proseguito Cialente – doveva essere la priorità assoluta, per riportare vita nei quartieri e consentire alle attività commerciali di ripartire. Non ci siamo riusciti perché non hanno stabilito delle regole certe. Ora però che le regole ci sono i ritardi sono inaccettabili e andrebbero sanzionati. Abbiamo stabilito le regole ma è tutto fermo, non si vede un cantiere e gli operai delle ditte edili sono in cassa integrazione. Qui si continuano a nominare commissari e consulenti ma la situazione è in una fase di drammatico stallo perché manca un quotidiano confronto tra le strutture commissariali e il Comune”.