L’AQUILA – “L’Aquila prima di tutto. Senza giochi di contrapposizione, senza logiche clientelari, senza la solita politica “. Mimmo Srour, ex assessore regionale ai Lavori Pubblici, oggi Segretario Organizzativo Nazionale per il suo partito, L’Udeur, ripete la frase più volte, lo fa parlando delle future elezioni amministrative, parlando delle responsabilità che tutta la classe politica, senza distinzione alcuna, ha sull’attuale situazione della città. “Una città – dice – che ha perso di credibilità, timbrata come inconcludente e litigiosa. Non sono contro la politica né tantomeno contro i partiti ma oggi la politica deve fare un passo indietro, per il bene della città”
Come deve essere il futuro Sindaco per Lei?
La scelta del sindaco questa volta non è uguale alle altre. Tutta l’Italia ci guarda con attenzione e si aspetta un colpo di reni deciso. Va scelta una persona autorevole, esperta e competente. Non basta il politico di turno per un’emergenza come quella che stiamo vivendo.
Che cosa intende?
Mi riferisco al fatto che futuro Sindaco deve avere un programma chiaro, legato a tempi certi e per fare questo oltre alla sua autorevolezza, deve circondarsi di persone che vanno oltre lo schieramento politico. I cittadini sceglieranno i membri del consiglio comunale ma il Sindaco deve avere l’autorevolezza e le mani libere per scegliere la squadra di Governo.
E non fa niente se una scelta del genere può determinare il malcontento dei partiti di riferimento. Prima L’Aquila e poi la politica. Il Sindaco dovrà avere solo un vincolo con i partiti: l’attuazione del programma e i tempi di realizzazione dello stesso e su quello si dovrà determinare la scelta della giunta.
E per il programma quale sono secondo Lei i punti più importanti?
Prima di tutto il futuro della città e del suo comprensorio che dipende dal lavoro per i giovani. Dagli investimenti che saremo in grado di attivare. Dall’Università, dalla ricerca. Non basta riparare i danni e le ferite bisogna dotarsi di un progetto. Oggi, disegnare il futuro della città come L’Aquila è un lavoro molto complesso. Pensate solamente al rapporto tra residenti e superficie del comune per capire l’errore fatto in questi due anni. Inoltre il centro storico è la vera ricchezza, il cuore della città futura. Non è la prima città che è stata distrutta da un evento straordinario, da Berlino a Beirut, dobbiamo essere in grado di rifare dell’Aquila un modello internazionale di efficienza.
Cosa ci ha penalizzati tanto in questi due anni?
Abbiamo rinunciato alla nostra credibilità e siamo divenuti ostaggio di una politica di parte, impegnata in lotte intestine che oggi non dovrebbero esistere per L’Aquila. Dobbiamo recuperare tutti quella dignità che ci aveva candidati ad essere ‘forti e coraggiosi’. Recuperiamo la voglia di fare e non soltanto di criticare. Non possiamo trasformare le nostre gallerie (ndr i confini territoriali) in frontiere come è avvenuto in passato. Non siamo tutti imbroglioni e il terremoto può essere ancora un’occasione di rinascita.
Un commento sull’attuale amministrazione comunale?
Cosa vuole che le dica, molti aquilani non sanno neanche i nomi degli assessori e le cariche che rivestono. In tempi ordinari forse tutto ciò era nella norma, ma oggi no. L’Aquila, oggi, è diventata una città invivibile, che ha smarrito anche quel barlume di qualità di vita che possedeva prima del terremoto. Abbiamo un centro storico distrutto e un insieme di periferie (compresi i nuovi insediamenti del progetto case) oramai fuori controllo.
Lei si candiderà?
No, non sono candidato però voglio precisare una cosa: nulla costringerà me e il mio partito l’Udeur ad appoggiare un sindaco che non rispecchia questa visione di futuro dell’Aquila.