L’AQUILA – Si e’ conclusa nella tarda mattinata con il rinvio al 29 novembre, l’udienza dibattimentale sul crollo del Convitto nazionale in cui persero la vita tre minori.
Si tratta di Luigi Cellini, 15 anni, di Trasacco (L’Aquila) e due stranieri Ondreiy Nouzovsky, (17 anni) e Marta Zelena (16 anni). Sotto accusa, per omicidio colposo e lesioni, il preside del Convitto Livio Bearzi e il dirigente provinciale Vincenzo Mazzotta.
Il preside e il dirigente della Provincia, ente che gestisce alcune strutture scolastiche, sono imputati di omicidio colposo e lesioni colpose. Il preside non avrebbe mai sottoposto la vecchia struttura ai restauri. Inoltre non sarebbe mai stato redatto un piano per la sicurezza. A Mazzotta sono mosse contestazioni simili. Tra le accuse al preside la mancata evacuazione dell’edificio realizzato oltre un secolo fa. L’udienza odierna e’ stata incentrata essenzialmente nell’audizione dei testimoni delle parti civili, ovvero dei ragazzi sopravvissuti al crollo dell’edificio e di diversi genitori che erano in contatto telefonico con i figli.
Nelle testimonianze dei ragazzi e’ emerso come l’edificio fosse ante-terremoto non in buone condizioni: lesioni sparse, intonaci che cadevano a terra, secchi sparsi un po’ ovunque all’interno del Conivtto sistemati per raccogliere l’acqua piovana ed addirittura una intera camerata lasciata vuota in quanto era caduto un grosso pezzo di cemento. Passando alle ore che hanno anticipato il crollo del Convitto i ragazzi hanno raccontato come il rettore Bearzi ed un suo assistente nonostante la forte scossa delle 23.30 avessero impedito ai ragazzi minorenni di poter uscire dall’edificio, cosi’ come previsto dal regolamento, dando la facolta’ solo ai maggiorenni di poter andare via.
Significativa la testimonianza di Mirko Colangelo uno dei ragazzi scampati miracolosamente alla tragedia: “Ho visto con i miei occhi il Rettore prendere per un braccio un mio compagno e obbligarlo a risalire nella propria camera per poi esclamare che nella peggiore delle ipotesi saremmo morti tutti quanti”. Sono stati poi sentiti diversi genitori dei sopravvissuti i quali hanno raccontato delle rassicurazioni arrivate dal rettore e dal suo assistente in merito alle paure ed ansie espresse dai loro figli che volevano abbandonare il plesso scolastico.