L’AQUILA – Gianni Chiodi? Altri non è che un personaggio che di giorno finge di rifare L’Aquila e la “sera si rifugia nelle certezze delle proprie case a Teramo” alla faccia di quanti “sono in prima fila a combattere la battaglia della ricostruzione”.

Allo stesso modo chi valuta in modo positivo il suo impegno di commissario alla ricostruzione, è soltanto un “cavallo di Troia aquilano che facilita l’apertura di varchi tra le mura da espugnare”, da parte dello stesso Chiodi, ovviamente. Si riduce purtroppo anche a questo la polemica divampata con l’alzata di scudi del sindaco dell’Aquila eMassimo Cialent al tavolo dei sindaci. Un che di campanilistico (Chiodi è teramano…), insieme all’accusa di “tradimento” per chi, giudicando con favore l’azione del commissario di governo, in realtà si schiererebbe contro gli aquilani e la loro voglia di rinascita. Campanilismo, accuse di tradimento, tentativi di delegittimazione. Verrebbe da sorridere insieme alla voglia di lasciar perdere, se a fare ragionamenti del genere non fosse Stefania Pezzopane, persona di giudizio, ma non fino al punto, vediamo, da non restare coinvolta nelle polemiche innescate dal sindaco dell’Aquila.

La sua difesa d’ufficio del sindaco Cialente poggia purtroppo sui soliti, scontati, argomenti. A parte Chiodi che non è aquilano e che fa soltanto finta di esserlo per poche ore al giorno per poi tornare a vestire i panni del teramano che è, a parte questo, dicevo, la difesa di Cialente è fatta di molti luoghi comuni e delle solite accuse. Se la “ricostruzione è al palo” (ma quella leggera è finita e quella pesante è partita), la colpa è di Chiodi; se le norme per le case “E” sono arrivate tardi, la colpa è sempre di Chiodi, se il centro storico langue, la colpa è ancora di Chiodi e non di Cialente e dei suoi architetti che hanno impiegato due anni e passa a fare il piano di ricostruzione.

E sempre Chiodi “ha dirottato altrove i fondi per L’Aquila” e si è “ostinato finora a chiedere il piano di ricostruzione della città capoluogo”. Lo abbiamo letto e sentito cento volte. La Pezzopane lo ripete per la centounesima. Pazienza se lo leggeremo e sentiremo ancora in futuro.
La verità è che l’arroganza non ha limiti. E che il Pd e i suoi dirigenti vorrebbero gestire in proprio la ricostruzione dell’Aquila, senza doverne rendere conto. Essa tocca al Comune e basta. Il Governo dia soltanto i soldi, poi si faccia da parte, al resto ci penseranno loro, gli illuminati, gli “scienziati della ricostruzione” e i loro architetti.

Questo è il ragionamento dei signori del palazzo civico. Perciò via tutti. Via Chiodi, via il suo vice Cicchetti, via la Struttura per la gestione dell’emergenza, via la Struttura tecnica di missione. A noi, dicono, non servono intermediari. Il Governo, per fortuna, la pensa in maniera diversa. Vuole vedere dove vanno a finire i soldi e come vengono gestiti. E’ un ragionamento che non fa una piega. I soli a cui non piace sono il sindaco Cialente e quelli del suo entourage. A proposito, il primo cittadino ci spieghi il mistero della sua sfuriata al tavolo dei sindaci, visto che il piano di ricostruzione dell’Aquila alla fine è saltato fuori e che l’assessore Di Stefano si è affrettato a presentarlo al vice commissario Cicchetti, e non soltanto per placare le polemiche.

A Cicchetti, appunto, uno di quelli che secondo il sindaco e la Pezzopane dovrebbe andar via, e non ad altri. Segno che l’assessore alla ricostruzione ha capito qual è la strada da seguire. O anche lui è un cavallo di Troia?

 

 

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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