L’AQUILA – Ricostruzione dell’Aquila, ma anche integrazione dell’interno con la costa e sviluppo socio-economico a carattere regionale, non circoscritto “ad un ambito territoriale limitato”. E poi, zona franca urbana del capoluogo terremotato “offensiva” e non meramente assistenziale.
Su tutto, però, l’infrastruttura più importante, l’apertura mentale. Il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, in due ore di incontro col pool di esperti internazionali che sta lavorando al progetto “Verso il 2030. Sulle ali dell’Aquila”, ha illustrato, anche in veste di Commissario delegato per la Ricostruzione, la situazione dell’Abruzzo, ed ha indicato le criticità del territorio, suggerendo possibili strade di intervento.
“Il rilancio dei territori colpiti dal sisma è decisivo anche per la ripresa economica di tutto l’Abruzzo – ha detto Chiodi in premessa – Quindi, bisogna coinvolgere tutti gli stakeholders abruzzesi, non solo aquilani”. Ed ha sollecitato programmi di crescita che producano effetti nel medio-lungo termine, ma che diano anche risposte nell’immediato. E nell’immediato dell’Abruzzo c’è appunto la ricostruzione dell’Aquila e la zona franca urbana.
“Le risorse della Comunità europea per la zfu sono limitate, 90 milioni di euro – ha spiegato Chiodi al team di studiosi Ocse, università di L’Aquila, Groningen (Olanda), Bremen (Germania), Sidney (Australia) e Sussex (UK) – Ma spalmate su tanti piccoli settori non saranno di alcuna utilità. Ritengo, invece, necessario individuare un’area ben definita in grado di vincere la sfida della competitività, con ricadute sull’intero tessuto produttivo regionale”.
“Alcune scelte – ha sottolineato poi – o si fanno adesso o non si fanno più e devono esulare dal semplice consenso popolare ed elettorale”. Il Presidente ha riferito che l’Abruzzo ha un pil di 28 miliardi di euro, trainato soprattutto dalla grande industria. “I recenti dati di Svimez ed Istat – ha fatto notare – evidenziano la significativa crescita dell’Abruzzo, rispetto anche alla media nazionale, ed un sorprendente scatto nei livelli occupazionali (4,9 per cento contro la media nazionale dello 0,7 per cento). E’ necessario però – ha auspicato – che cresca una cultura imprenditoriale che investa nella ricerca, nella tecnologia, nell’innovazione. La base è debole, perchè frammentata e troppo legata ai particolarismi”.
Per questo, il presidente Chiodi, ha invitato i rappresentanti Ocse “forse più autorevoli” a far capire alla comunità, al mondo produttivo, alle istituzioni, quanto sia fondamentale “aprirsi”. “Con voi – ha suggerito – vogliamo capire meglio se c’è una strada che porti alla salvaguardia del patrimonio ambientale abruzzese (il 30 per cento del nostro territorio è occupato da parchi), che eviti lo spopolamento dei borghi montani, e che consenta, nel contempo, all’Abruzzo interno di non essere più una zavorra per la costa. Ma il turismo cui penso non è certo quello ‘panino e zaino'”.
“Il vostro studio, già condiviso con le forze sociali e imprenditoriali – ha riconosciuto Chiodi, rivolto a Philip McCann, dell’Ateneo di Groningen, a capo della spedizione – potrà essere un validissimo strumento di marketing territoriale”.
Perplessità ha espresso sul fatto che, a due anni e mezzo dal devastante terremoto, la comunità aquilana non abbia ancora avvertito la necessità di rivolgersi a professionisti, studiosi, esperti di pianificazione, anche di livello internazionale, e non abbia reagito ad una politica che finora è stata puro assistenzialismo.
Il Presidente ha confermato tutta la disponibilità della Regione Abruzzo e della Struttura commissariale per futuri confronti con il pool. Stamane, presente, tra gli altri, Fabrizio Barca, del Ministero dell’Economia, quale componente del Comitato di indirizzo ed in rappresentanza della fondazione “Nitti”. Gli esperti, in tre giorni all’Aquila hanno esaurito la fase delle “impressioni”. Prossimo step a febbraio/marzo con un workshop pubblico.