L’AQUILA – “Di pazienda, ai costruttori della provincia, ne e’ rimasta poca” fa sapere il Presidente dell’ANCE L’Aquila Gianni Frattale ai responsabili della ricostruzione nel cratere sismico “adesso pretendiamo soluzioni definitive”. L’associazione dei costruttori cambia tono nei rapporti con gli interlocutori della ricostruzione.
Nei giorni scorsi ha firmato e diffuso su tutta la provincia un manifesto di denuncia sull’impasse della ricostruzione pesante. L’intento era quello di risvegliare l’attenzione dei decisori sui noti ostacoli ancora irrisolti: lentezza nel licenziamento delle circa 8000 pratiche (solo per il Comune dell’Aquila) per la ricostruzione pesante fuori dai centri storici; mancanza di un cronoprogramma sulle fasi della ricostruzione, sull’apertura dei cantieri e sul rientro degli sfollati; mancanza di programmazione per la ricostruzione dei centri storici del cratere.
“Finora abbiamo voluto metterci nei panni di chi si trova a governare una situazione straordinaria ed unica ma, dopo quasi tre anni, le gravissime responsabilita’ dei ritardi non hanno piu’ nessuna attenuante. E’ ora che siano loro a mettersi nei panni degli altri, di chi vive una citta’ morente. Non basta piu’ bearsi del buon lavoro fatto per la messa in sicurezza della zona rossa e per la fase dell’emergenza o continuare a sventolare i milioni a disposizione se il cittadino non puo’ utilizzarli perche’ blindati da una gabbia burocratica. Chi ha le mazze in mano, le muova”.
“E’ insopportabile” continua Frattale “leggere polemiche infinite e scaricabarile sui giornali mentre i nostri 8000 operai rischiano di tornarsene a casa perche’ la ricostruzione e’ al palo e i cantieri non marciano. Un ritardo cosi’ grave e immotivato potrebbe far pensare al dolo”.
L’ANCE oltre all’apertura dei cantieri e allo sblocco delle pratiche chiede il pagamento dell’ultimo rata del 25% dei lavori eseguiti, in 30 giorni cosi’ come prevede la legge. Sulla lentezza della filiera in particolare Frattale aggiunge: “Spesso vengono richieste integrazioni delle pratiche senza capo ne’ coda. Sono trascorsi 48 giorni dall’annuncio della soluzione e l’ordinanza che doveva tagliare i tempi e’ ancora in bozza. Eppure il sistema delle ordinanze era stato preferito alle leggi organiche perche’ veloci e plasmabili. Se le ditte devono rispettare termini perentori, chi governa la ricostruzione non puo’ lavorare sine die. E’ il caso, allora, che i tavoli si riuniscano tutti i giorni e non ogni due settimane, e che invece di additare i colpevoli si portino le soluzioni”.