L’AQUILA – Piano di ricostruzione, asse centrale, piani attuativi, aggregati del centro storico, case ‘E’ della periferia, ricostruzione pesante, ricostruzione leggera. E ancora: Zona franca, fondi per il sociale, piano della sicurezza. Eppoi le solite sigle: Progetto C.A.S.E., Map, Sge, Stm e via dicendo.
Per chi non lo avesse capito siamo ormai alla ‘guerra’ delle parole, una girandola verbale che annebbia la mente del cittadino e lo confonde. E’ il pantano in cui si temeva di cadere, è la palude che paventava Guido Bertolaso che a un collaboratore confidò amareggiato: “Quando entreranno in campo le istituzioni con la pretesa di ricostruire la città, si fermerà tutto”.
Da allora è passato un anno e mezzo, se non sbagliamo, e la cosa sta puntualmente accadendo. La ricostruzione è ferma, si è impantanata, non va avanti. Le promesse che il vice commissario Antonio Cicchetti fece a ‘Unomattina’ insieme a Massimo Cialente, il sindaco della città, rischiano di restare solo sulla carta, di diventare una pia illusione, e Cicchetti di essere sbugiardato come avevano previsto i tecnici. Non sarebbe un bel risultato per la struttura commissariale che di promesse ne ha fatte fin troppe.
Per qualche settimana, tra la fine di agosto e i primi di settembre, si era avuta la sensazione che l’esame delle pratiche e dei progetti fosse divenuto più celere. Ma come si dice, una rondine non fa primavera. Quella, purtroppo, è rimasta una sensazione e nulla di più. Le ‘Tre Sorelle’, Fintecna, Reluis e Cineas, hanno ripreso il ritmo normale di dieci pratiche la settimana, quando ce ne sono migliaia da esaminare. Per di più hanno complicato le cose mettendo in coda le integrazioni ai progetti, e questo non ha fatto altro che fermare del tutto l’esame delle pratiche.
Cacciamo le ‘Tre Sorelle’, ha detto qualcuno. Sembrerebbe una proposta sensata, ma non si può fare perché non ci sarebbe modo di sostituirle. Dunque dobbiamo tenercele così come sono, e aspettare pazienti che si convincano che con i loro capricci non si va avanti. Ma è poi tutta colpa delle ‘Tre Sorelle’? Domanda legittima, visto che il Comune propone addirittura un’altra struttura di controllo, gemella di quelle esistenti, e di assumere altre persone quando il governo gliene ha concesse già 150 in più per l’emergenza dovuta al sisma.
E’ solo colpa delle ‘Tre Sorelle’ chiediamo ancora, se le imprese non lavorano, se hanno messo gli operai in cassa integrazione e se l’Ance, l’Associazione dei costruttori, prevede tempi bui per gli aquilani? Il problema è come se, a poco a poco, chi governa la città si sia dimenticato del terremoto e si stia facendo largo la solita routine. E’ come se l’emergenza stia lasciando il posto a una ‘normalità’ surreale alla quale gli stessi cittadini si stanno pericolosamente adattando.