L’AQUILA-Diciamocela tutta e senza offesa per nessuno. Siamo d’accordo con Stefania Pezzopane: tra Lolli e Cialente, anche noi diciamo Cialente. E aggiungiamo che, vista la cosa da sinistra, è meglio, molto meglio ricandidare il sindaco in carica che dopo una notte di tormenti si è riproposto per le primarie del Pd nonostante i vertici del partito avessero fatto una scelta diversa.

Cialente ha rovesciato il tavolo e ha detto chiaro e tondo: “Sono io il sindaco uscente ed ho tutto il diritto di ricandidarmi, anche perché me lo sono meritato”. Opinione forse opinabile, ma legittima. Perciò non si offenda Giovanni Lolli, che stimiamo come aquilano e come parlamentare, per le battaglie che ha fatto per la città prima e dopo il terremoto.

Ma Massimo Cialente sembra maggiormente in sintonia con la “pancia” di quei cittadini che già lo hanno eletto una volta e che oggi vedono acuirsi i loro problemi e avvertono più lontane le soluzioni. Parliamo, è ovvio, non del Cialente dei proclami o delle sortite estemporanee, quello dei piagnistei continui o delle accuse reiterate al governo “che avrebbe abbandonato L’Aquila”, come dice a sproposito una come Rosi Bindi che degli aquilani non conosce né l’anima né le pulsioni più autentiche. Parliamo del Cialente che nelle ore successive al sisma, ha cercato in qualche modo di rimettere in moto la macchina comunale e prendere in mano le redini della città sconvolta.

Lo ha fatto certo come poteva, in maniera carente e incompleta, vittima dei meccanismi della burocrazia municipale, delle sue abitudini perverse e immutabili. Pretendere di sostituire il sindaco con un sondaggio, era stato un errore evidente del Pd, un passo falso dei suoi dirigenti che governano a fatica dove governano, e fanno male l’opposizione (quella al governatore Gianni Chiodi, alla Regione, è semplicemente risibile e contraddittoria; i ‘democrat’ non fanno proposte, dicono ‘no’ e basta).

Sceso in pista il primo ‘cavallo di razza’ (Cialente, appunto come avevamo previsto), ora aspettiamo il secondo, Giorgio De Matteis. Tocca al centrodestra porre fine alla girandola di nomi e di proposte che girano in queste ore, dare un taglio alle ‘ambizioni sbagliate’ di questo o quel personaggio, giovane o ‘datato’ che sia. Accorci i tempi delle scelte. De Matteis è lì, sulla riva del fiume che aspetta per la sfida della prossima primavera.

 

 

 

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