L’AQUILA-Cialente, De Matteis, Liris, Vittorini, Mantini, da ultimo Pierluigi Properzi, architetto molto tecnico e poco politico, candidato improbabile del centrodestra.
Gira vorticosa la ruota dei possibili e dei probabili che corrono per la poltrona di primo cittadino alle elezioni della prossima primavera. Ma il totosindaco interessa poco agli aquilani che sanno già che saranno chiamati a scegliere alla fine tra i due “cavalli di razza” Massimo Cialente, sindaco uscente, e Giorgiio De Matteis vice presidente del Condiglio regionale ed esponente del Mpa in odore di eresia. Interessa tanto poco, appunto, che gli abitanti di questa città hanno cominciato a dire che ” è del tutto inutile che vi agitate tanto perché o ci rifare le case o non andiamo a votare”.
Come dire che gli aquilani sono interessati a tutti altri problemi. A loro interessa di più lo sblocco dell’iter delle pratiche delle case ‘E’ della periferia, che le sortite di questo o quell’esponente politico, dei colpi bassi che si tirano l’un l’altro, delle dispute che minacciano, queste sì, di rallentare la ricostruzione, e dei riti immutabili che accompagnano le campagne elettorali.
La verità è che 32.000 aquilani non rientrano ancora nelle loro case e che dopo quasi tre anni non sono più disposti ad aspettare i tempi della politica, i ritardi del Comune e quelli della Struttura Commiussariale che ha bloccato per un mese l’esame già lentissimo dei progetti da parte delle “Tre Sorelle”, e che soltanto tre giorni fa si è decisa a ridare via libera alla verifica dei progetti. Per questo non bisogna meravigliarsi se l’ultimo sondaggio elettorale commissionato a un istituto demoscopico dal Pd, ha registrato un 42 per cento di cittadini che non hanno voluto esprimere un parere.
Viene da riflettere. Su mille persone interpellate, oltre quattrocento non si sono espresse. Sarà così anche alle prossime elezioni? A parte i guasti provocati dall’antipolitica, a parte i Comitati e i loro “no” a prescindere che non gli rendono merito, gli aquilani avrebbero ben altro su cui recriminare. E a quanto pare cominciano a farlo, con crescente insistenza. Un campanello d’allarme per i politici. Forse già messo in preventivo, ma certo mal valutato. Salvati dall’ira dei buoni. Perché quando i buoni diventano cattivi, vanno all’aria tutte le previsioni, comprese quelle dei sondaggi, anche i più ottimistici.