L’AQUILA – Il pm Roberta D’Avolio, sostituto procuratore della Repubblica dell’Aquila, ha convalidato stamane il sequestro di circa 500 metri quadrati di un locale vicino a dove prima del terremoto si facevano le autopsie, presso l’ospedale “San Salvatore” dell’Aquila, dopo il sequestro operato dagli agenti della Squadra mobile della Questura dell’Aquila che due giorni fa avevano ritrovato all’interno dell’area, una novantina di scatoloni in cui all’interno sarebbero stati conservati feti, pezzi anatomici, sacche di sangue, sostanze ematiche provenienti da autopsie, da interventi chirurgici ma anche medicinali scaduti, ritenuti altamente tossici per la salute.

Il sospetto e’ che questi materiali venissero conservati e non smaltiti secondo le norme di legge. Gli imballaggi sono stati lasciati all’interno dell’area sequestrata dall’autorita’ giudiziaria, in attesa dell’arrivo di tecnici specializzati nell’utilizzo di sostanze tossiche e speciali.

La Squadra mobile mantiene il massimo riserbo sull’operazione, iniziata da alcune segnalazioni anonime. Al momento non stati emessi avvisi di garanzia. Il magistrato ha delegato gli inquirenti ad avviare gli interrogatori delle persone informate dei fatti al fine di verificare le negligenze ed omissioni nella filiera dello smaltimento dei rifiuti ospedalieri.

“Una bufala”. Direttore ASL minaccia querele

L’AQUILA – Una montatura? Mbè se proprio non lo è poco ci manca. Il direttore della Asl Giancarlo Silveri è furioso per le notizie sulla cosiddetta “stanza degli orrori” trovata nei sotterranei dell’ospedale civile “San Salvatore”: feti, resti umani provenienti dalle sale operatorie, sacche di sangue.

Questo si è scritto stamattina sui giornali e tiene banco da ieri su quelli online. Un vero e proprio bombardamento mediatico che, secondo Silveri, ha gettato una luce sinistra e non veritiera sull’ospedale aquilano. Il direttore della Asl non solo smentisce con forza, ma minaccia querele.

“Se dovesse risolversi tutto in una bolla di sapone, è chiaro che mi rifarò nelle sedi opportune”. In effetti, secondo ciò che dice Silveri, la notizia è un po’ diversa da quella riferita. I reperti non sono 300, ma novantuno, non ci sono i feti di cui si è parlato, non c’è traccia delle sacche di sangue che pure sarebbero state rinvenute.

“Si tratta di provette colme di una sostanza, quasi certamente un colorante utilizzato per la conservazione dei reperti istologici”. Insomma, una mezza bufala. Certo, ammette, tutto era conservato in un luogo improprio, in locali resi inagibili dal terremoto, ma proprio per questo l’accesso era “interdetto a chiunque, insomma era proibito entrare”, anche se, aggiungiamo noi, sarebbe stato meglio sbarrare materialmente l’accesso per evitare possibili contaminazioni a chi fosse comunque entrato.

Silveri spiega tutto nell’intervista televisiva. Si sarebbe trattato di reperti del reparto di Anatomia patologica ” che possono essere conservati da tre a sei mesi a termine di legge”. Le aziende che dovevano portare via tutto, prelevavano determinati quantitativi tutti in una volta e sempre secondo la legge.

Molti reperti, inoltre, erano conservati su disposizione dell’autorità giudiziaria. Dunque nessuna “stanza degli orrori”. Il direttore generale della Asl ha aperto in ogni caso un’inchiesta interna. Se qualcuno ha sbagliato, insomma, pagherà. Diversamente è pronto a rivolgersi alla magistratura per tutelare l’immagine della Asl. (Red)

 

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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