L’AQUILA – La mobilità passiva nel 2010 incide sulla spesa sanitaria regionale, che ammonta a 2 miliardi e mezzo di euro, solo per il 2,7 per cento, meno della spesa sostenuta per il personale (31 per cento), e meno della spesa farmaceutica (17 per cento). Se nel 2010 c’è una mobilità passiva pari a 167 milioni di euro, soprattutto nei confronti di Marche, Lazio ed Emilia Romagna, c’è anche una mobilità attiva per un credito pari a 100 milioni euro , ovvero pazienti che essenzialmente dal Lazio, dal Molise e dalla Puglia scelgono di farsi curare in Abruzzo.
Il saldo negativo del flusso della mobilità è pari a 67 milioni di euro, sul quale pesa essenzialmente la Asl di Teramo, con un saldo negativo di 44 milioni di euro mentre la Asl Avezzano-Sulmona-Aquila addirittura registra un saldo positivo della mobilità attiva di 4 milioni di euro.
Significativo ai fini della lettura del contesto sanitario abruzzese è anche notare che nell’anno 2007 il Tavolo di Monitoraggio del Ministero aveva attestato una perdita di 335 milioni di euro mentre il saldo per la mobilità era decisamente basso ma ugualmente negativo per 7 milioni di euro. Le cifre sono state fornite dal commissario ad acta per la sanità, Gianni Chiodi, nel corso di una conferenza stampa convocata per aver “letto e visto nell’ultimo mese una grande attenzione sulla mobilità passiva che chiedeva forse un maggior dettaglio di precisione per aiutare i cittadini a farsi un’idea scevra da pregiudizi e da influenze”.
I dati sulla mobilità sanitaria storicizzati illustrati dal commissario Chiodi evidenziano che la mobilità passiva è cresciuta costantemente dal 2001 ad oggi, tranne che negli anni 2007/2009 quando subisce un brusco rialzo e nel 2010 si stabilizza, al contrario la mobilità attiva subisce una riduzione fino al 2009 e si nota un leggero rialzo nel 2010.
“Il 2007 – spiega Chiodi – è l’anno dell’ingresso dell’Abruzzo, regione canaglia,nel Piano di rientro a causa del suo default. Il default – ha insistito Chiodi come elemento necessario ed indispensabile per interpretare anche i dati sulla scelta dei pazienti abruzzesi di rivolgersi altrove – è stato un colpo durissimo non solo alla credibilità del sistema politico abruzzese, ma, anche e soprattutto alla reputazione della nostra sanità, dei nostri ospedali, i cui effetti sono ancora oggi imponderabili se si pensa che pur avendo in Abruzzo le due migliori cardiochirurgie in Italia, mi riferisco a quelle di Chieti e di Teramo, i cittadini di queste due stesse città preferiscono rivolgersi altrove”.
L’andamento del flusso della mobilità passiva ritorna gradualmente verso una linearità nel 2010, “anno in cui – evidenzia Chiodi – da commissario alla sanità appena insediato ho cominciato a dare il via libera alle riforme necessarie e ai decreti commissariali, per esempio quelli sull’appropriatezza dei ricoveri e delle prescrizioni, atti e decisioni che sono stati essenziali ad innescare finalmente un circuito virtuoso.
Certo è vero che c’è una passività pari a 67 milioni di euro ma a fronte di un leggero avanzo di 1 milione e 316 mila euro riconosciuti dal Tavolo di Monitoraggio dei Ministeri. Quindi mi chiedo se interessa davvero al cittadino e al cittadino/paziente questo dibattito sulla mobilità passiva, peraltro spesa minoritaria del complessivo dei costi per la produzione sanitaria.
Cosa è più giusto per gli abruzzesi – insiste ancora Chiodi – qui è come fare il paragone con un’azienda che ha un bilancio in salute ma ha una perdita nella spesa. Il Commissario, quindi, ha spiegato di “essersi interrogato su cosa i cittadini abruzzesi chiedano alle strutture extraregionali, per esempio alle Marche, e dai dati è emerso che nel 2010, 1618 pazienti, 969 provenienti dalla Asl di Teramo, si sono sottoposti ad interventi al cristallino, 1503 alla chemioterapia le cui procedure di cura rispondono ad un protocollo che è identico in tutta Italia”.
Per quanto riguarda la Asl di Teramo i pazienti osservati hanno una fascia di età che va dai 45 ai 64 anni. Su 55.821 ricoveri 14.912 pazienti hanno scelto strutture extra regione e su 8327 interventi chirurgici in quelle strutture solo 963 sono interventi altamente complessi. Sempre analizzando nel merito la asl di Teramo si è constatato che i pazienti più “mobili” sono quelli dei comuni appartenenti al Distretto Teramo 2, ovvero i comuni costieri di confine con le Marche.
“Può essere – ha evidenziato Chiodi – che il blocco del turn over disposto dal Piano di rientro abbia potuto depauperare l’ospedale di Sant’Omero, un punto di riferimento per quei cittadini, ma ora le cose vanno già meglio perché grazie ad una convenzione con l’Università dell’Aquila e la copertura della pianta organica, nei primi sei mesi l’ospedale è passato da zero interventi chirurgici a 587. Siamo convinti – ha aggiunto Chiodi – che riusciremo a ridurre la mobilità passiva così come avevamo largamente anticipato che saremmo riusciti a riconsegnare agli abruzzesi una regione pulita dai debiti.
Infatti, sul bilancio sanitario si è passati da un risultato economico per Tavolo di monitoraggio del Ministero da 22 milioni di euro di perdita nel III trimestre del 2010 ad un saldo positivo pari a 1 milione e 46 mila euro nel III trimestre 2011. Abbiamo avuto un miglioramento di 23 milioni di euro rispetto agli obiettivi, tant’è che questo trimestre ci fa ben sperare per un esito che potrebbe portarci per la prima volta nel bilancio consuntivo 2011 ad un avanzo di 13 milioni di euro”.
In ripresa anche i dati che provengono sul fronte della spesa farmaceutica totale che nel terzo trimestre 2011 si è ridotta dell’1,86 per cento rispetto allo stesso periodo del 2010, ma la solo farmaceutica convenzionata si è ridotta del 6,1 per cento. “E’ il segno che le riforme e i decreti commissariali stanno portando il sistema in equilibrio e verso un risanamento strutturale e virtuoso. Si può comprendere che non possano dirsi contenti quelli che si sono visti tagliare i budget di spesa, o quelli che hanno visto ridurre il numero dei primari, o coloro che hanno dovuto sottoporsi ad una procedura di gara per la distribuzione dei farmaci.
L’Abruzzo ha tolto i privilegi e tagliato il cattivo costume dello sperpero di denaro pubblico. E’ finita l’epoca in cui mentre gli abruzzesi pagavano oltre 300 milioni di spese sanitarie altri ingrassavano letteralmente alle spalle di cittadini che non pensavano di pagare con i loro soldi, soltanto perché non c’erano i ticket. Questo Abruzzo ha riguadagnato credibilità e reputazione: ora lo sforzo è quello di far comprendere ai cittadini abruzzesi che la nostra, la loro sanità è anche una sanità di qualità se non anche di eccellenze italiane”.