L’AQUILA – L’arte contemporanea interviene nuovamente per fare e chiedere “luce” sulle responsabilità di oltre 300 morti e sul futuro della città. L’iniziativa, ideata da Germana Galli, è organizzata dall’Associazione Amici dei Musei d’Abruzzo e realizzata con il sostengo del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale POR-FESR 2007-2013 “Attività VI.I.3” dell’Assessorato alle Politiche Culturali – Servizio Politiche Culturali e di Comune de L’Aquila Assessorato alla Cultura, Fondazione Carispaq, Spedart e con il patrocinio di Provincia de L’Aquila, Consiglio Regionale Regione Abruzzo, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Abruzzo, Ufficio del Vice Commissario per la ricostruzione delegato per la tutela dei Beni Culturali.
Il progetto, che si avvale di un contributo scritto di Massimiliano Scuderi, coinvolge un selezionato gruppo di artisti, chiamati ad intervenire, insieme agli studenti d’arte aquilani, con opere luminose e sonore in quattro luoghi simbolo della città e del suo patrimonio culturale e identitario: Giovanni Albanese, Carlo Bernardini, Fabrizio Corneli, Licia Galizia e Michelangelo Lupone.
Il percorso di visita prende il via proprio da Palazzo dell’Emiciclo dove è stata allestita l’opera “Enigma del Centro” di Licia Galizia e Michelangelo Lupone,si prosegue verso Piazza Duomo dove Fabrizio Corneli ha allestito l’installazione “Le luci e le ombre dell’amore”, per fermarsi di nuovo a Via Tre Marie per guardare l’intervento “Canestro” di Giovanni Albanese; l’ultima tappa è al Forte Spagnolo con l’opera di Carlo Bernardini “La materia è il vuoto”.
Il potere dell’arte è chiamato non solo a tenere accesa la memoria – ribadendo che il patrimonio storico e culturale de L’Aquila è un bene comune che sta per essere dimenticato dall’opinione pubblica – ma anche a portare nuova luce su un progetto di futuro. Con questo obiettivo, la prima edizione di RE PLACE si è svolta lo scorso anno in occasione dell’anniversario del sisma, alle 3.32, stessa ora della scossa principale, con un’opera di luce di Mario Airò, a cura di Pier Luigi Sacco, che si è accesa in opposizione al buio, fisico e psicologico, della città.
RE PLACE torna oggi in occasione del Natale, in un centro storico ancora chiuso, su cui pesano il rischio dell’abbandono e la complessità della gestione della ricostruzione, invitando nuovamente l’arte a intervenire, con la sua generosità, ma anche la sua capacità di denuncia, per riprendere il filo di una narrazione interrotta.