L’AQUILA – L’Assemblea di tutti i Sindaci del “cratere” del sisma del 6 aprile 2009, compreso il Comune dell’Aquila, si è riunita questo pomeriggio a Palazzo Silone, sede della Giunta regionale d’Abruzzo, per discutere sulle catastrofiche conseguenze che comporterà il documento con il quale il Ministero dell’Economia ha rigettato completamente la proposta di Ordinanza per la gestione dell’emergenza e della ricostruzione post sisma nel 2012. Proposta elaborata dal Dipartimento di Protezione civile, anche sulla scorta delle richieste del Commissario Gianni Chiodi.
I Sindaci hanno espresso profonda preoccupazione per il fatto che lo stanziamento dei fondi per l’anno futuro sia limitato a 30 milioni di euro, assolutamente insufficiente tanto per il disbrigo degli affari ordinari per la perdurante emergenza e per la ricostruzione, quanto per il rinnovo dei rapporti a termine con i lavoratori assunti o comunque contrattualizzati, con lo scopo proprio di rendere più efficaci le procedure connesse al dopo terremoto.
Circostanza, questa, estremamente grave per il Comune Capoluogo d’Abruzzo e per le Municipalità del cratere in generale, soprattutto quelle più piccole, sprovviste di uffici tecnici con un numero di dipendenti adeguato a smaltire tutte le pratiche concernenti l’emergenza e la ricostruzione. Le amministrazioni in questione, rimanendo così le cose, dovranno inevitabilmente sospendere tutte le attività dall’inizio di gennaio – e cioè fra meno di 10 giorni -, con delle ricadute gravissime sulla popolazione.
L’assemblea dei Sindaci ha sottolineato con stupore e rammarico il tono usato dal Ministero dell’Economia, che, nel documento, ha lasciato quasi trasparire un giudizio di pressappochismo e superficialità nell’uso dei fondi da parte degli enti locali interessati. Al contrario, questi, nel corso dell’anno che si sta concludendo, hanno più volte inviato al Commissario delegato e – nel caso del Comune dell’Aquila – anche direttamente al M.E.F., dei rendiconti dettagliati e dei report precisi sulle attività del personale assunto per la gestione del post sisma e dei carichi di lavoro assegnati a questo scopo.
Non è certo colpa dei Sindaci se, nel corso del 2011, nulla è cambiato e nessun passo avanti è stato compiuto per risolvere i problemi del post sisma.
L’assemblea ha preso atto della scarsa sensibilità istituzionale rispetto alla situazione drammatica che tuttora permane e agli enormi problemi che devono quotidianamente affrontare i Sindaci, da tempo abbandonati a se stessi e costretti da soli a gestire una tragedia, ormai dimenticata.
La stessa assemblea dei Sindaci chiede che, nel giro di poche ore, venga adottato un provvedimento governativo, che determini una prima, parziale, ma sufficiente copertura finanziaria per la gestione dell’emergenza. Se ciò non dovesse accadere, i Sindaci considereranno impossibile continuare a svolgere i compiti loro conferiti dal Decreto Abruzzo, dalle Ordinanze e dai Decreti commissariali che allo stesso hanno fatto seguito.
Tale eventuale ostinazione a non concedere quanto richiesto, non potrà che essere interpretata dai Sindaci interessati come una chiara mancanza di volontà a prestare la dovuta collaborazione istituzionale e pertanto agli stessi non resterà altra strada che rimettere il proprio mandato nelle mani del Presidente della Repubblica il giorno 2 gennaio 2012, contemporaneamente alla chiusura di tutti gli uffici comunali addetti alla gestione dell’emergenza e della ricostruzione.
Infatti, se non cambierà nulla, dovremo tutti prendere tristemente atto che la gestione del dopo terremoto è fallita e che, con essa, è fallito l’intero sistema-Paese.
Nel contempo, l’assemblea chiede una riunione operativa immediata all’Aquila, alla presenza anche dei vertici del M.E.F. per risolvere le criticità dell’Aquila e dei centri del cratere e perché vengano emessi tutti gli atti necessari a superare lo stallo dell’emergenza e della ricostruzione, che tanta sofferenza sta creando alle popolazioni che hanno dovuto subire il terribile sisma del 6 aprile 2009.