L’AQUILA – Marisa M., cinquantenne, dell’Aquila, e’ una delle centinaia di persone che hanno aderito alla class action, patrocinata dagli avvocati Marco Angelozzi e Giacinto Canzona, del Foro di Roma, contro la Societa’ ‘Pip’ per i danni subiti a causa delle protesi al seno difettose, per la quale sono disponibili informazioni gratuite di carattere medico-legale scrivendo all’indirizzo di posta elettronica classactionpip@libero.it Lei, a differenza delle sue “colleghe di sventura”, non ha deciso di sottoporsi all’intervento di protesi al seno per motivi di “estetica” ma perche’ costretta da gravi motivi di salute.
Infatti la donna, madre di due bambini, si e’ sottoposta nell’ottobre del 2010 a Roma ad un intervento di mastoplastica addittiva al petto, a seguito di una mastectomia totale dovuta allo svilupparsi di un carcinoma. Qualche mese fa ha accusato forti dolori al torace e recatasi presso il pronto soccorso dell’ospedale San Filippo Neri i medici hanno constatato la rottura della protesi al silicone e la paziente e’ stata sottoposta ad operazione chirurgica per la rimozione e sostituzione delle stesse.
Dopo il caso della signora Marilena T., la donna milanese che ha “contratto” un carcinoma maligno a causa delle protesi Pip, la storia di Marisa – affermano gli avvocati – rappresenta un altro caso emblematico di questa vicenda di “malasanita’ internazionale” finita anche sulla scrivania del procuratore capo di Torino che ha aperto un’inchiesta. Ma nel caso di Marisa – concludono i Angelozzi e canzona – la protesi al seno non e’ stata un “vezzo” ma una “scelta obbligata”.