L’AQUILA- Ci voleva la ‘tempesta perfetta’, il blizzard, la tormenta, i quasi tre metri di neve di Campo Imperatore e degli altipiani per farci sapere che l’Abruzzo e la provincia dell’Aquila, in particolare, non hanno la Carta delle valanghe. E già perché le valanghe, le slavine, queste sì, possono essere previste. Ce lo spiegano quelli dell’Associazione della Difesa del Suolo: la neve, dicono, si accumula in notevole quantità laddove la montagna ha una certa configurazione che permette di capire quando può precipitare a valle. Se ci fosse stata la Carta delle valanghe, forse sarebbe stato possibile prevedere la slavina che ha costretto alla chiusura per 48 ore della Strada dei Parchi, o le valanghe che hanno bloccato per una settimana alcune strade provinciali. Ma chi doveva provvedere a realizzare la Carta? Dicono che la decisione di farla fu presa nel 1992, ossia vent’anni fa, e che da allora non se ne è fatto più niente. E per colpa di chi? Dello Stato, della Regione, delle Province? Vallo a capire. E’ la stessa storia del rapporto, dimenticato in un cassetto, degli stabili a rischio in caso di terremoto. Poi il terremoto c’è stato. E pure le valanghe anche se hanno fatto, per fortuna, molto meno danni (Antares).

 

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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