L’AQUILA – Mi candido perché questi anni sono stati una palestra dura ma alla fine ho imparato cosa e come fare; perché chiunque al mio posto, domani, dovrebbe in qualche modo “ricominciare”; perché ora potrei mettere a frutto senza tentennamenti ciò che questa esperienza mi ha insegnato e che ho appreso anche sbagliando, con sofferenza, ma sempre con coraggio.
Io ci sono stato. Sempre.
Sono stati momenti difficilissimi, in cui a volte mi sono chiesto se ce l’avrei fatta, soprattutto quando vedevo che persino intorno a me molti non c’erano, o scappavano.
C’ero quando era il momento di battersi per le aquilane e gli aquilani, prima ancora che per la città.
C’ero la notte del 5 maggio 2009, in cui sono riuscito a convincere il Governo a ritirare l’ordinanza 3762, che avrebbe segnato la morte della Città come capoluogo di Regione e di Provincia, con tentativi di espoliazione e sottrazione di risorse, mascherate da una solidarietà beffarda.
Sono ancora in prima linea, quando si tratta di battersi per una ricostruzione rapida, contro chi vuole bloccare la possibilità di ripartire subito col centro storico.
Sono contro il commissariamento, strumento del tutto sbagliato, creato esclusivamente per congelare la ricostruzione.
Io difendo la Città con i fatti e non con le parole.
Cinque anni di lavoro, di giornate interminabili a capire, a mediare, a proporre, a risolvere. Cinque anni di crescita umana e professionale, mia e della squadra che mi è stata vicino.
Cinque anni di processi amministrativi, iter burocratici, studi approfonditi, contatti con i migliori professionisti e soprattutto, con la mia gente, per la quale sono riuscito, nonostante il terremoto, a raggiungere gli obiettivi del mio programma di mandato, rispettando il mio patto con i cittadini.
Cinque anni che indicano e segnano con forza l’inizio di un nuovo destino, di una città ripensata secondo criteri di assoluta modernità pur nel rispetto della sua tradizione e delle sue vocazioni; anni che non possono dileguarsi nelle mani di chi, pur avendo la volontà di fare bene, non possiede tuttavia gli strumenti che in questo periodo abbiamo identificato e sperimentato spesso con grande difficoltà.
Difendo i diritti della città capoluogo di regione e il diritto di varare un progetto grande per una grande città. Un progetto che esiste, sul quale sto lavorando già dalla prima ora e che vede i suoi punti di forza nella formazione e nell’alta formazione; nella cultura e nei saperi; nell’industria Hi – Tech e nel profondo tessuto artigianale; nel turismo ambientale, culturale, religioso.
Parole che per molti sono slogan; per me sono fatti, calati in atti amministrativi, pubblici che chiunque può visionare sul sito istituzionale del Comune dell’Aquila. Io so come dare concretezza alle mie parole d’ordine.
Un progetto cresciuto insieme ai cittadini e che ora è sancito da un regolamento sulla partecipazione democratica dei cittadini, tra i più avanzati d’Italia.
Io ci sono stato e ci sono. Ho imparato ad ascoltare, partecipare, condividere. Ora ho bisogno di sapere e di capire se con gli strumenti che ho acquisito, posso ancora rappresentare una speranza per il rifiorire certo della nostra Città.
Io ci sono stato. Sempre. (Presentazione alla candidatura per le elezioni primarie del centro-sinistra del 4 marzo 2012 del Sindaco della città dell’Aquila Massimo Cialente).