L’AQUILA-Gianfranco Giuliante pare abbia intenzione di insistere. Ottenuto dal congresso e dai vertici romani del partito il via libera per le primarie che designeranno il candidato del Pdl per le elezioni di maggio, riproporrà a De Matteis il ‘patto tra gentiluomini’ in caso di ballottaggio. E cioè: chi tra De Matteis e Properzi (se vincerà le primarie), perde al primo turno, si impegna ad appoggiare l’altro e a far convergere i due elettorati contro il candidato del centrosinistra che sarà, quasi certamente, il sindaco uscente Massimo Cialente. Ma è pressoché scontato che la proposta farà di nuovo un buco nell’acqua.
Giorgio De Matteis ha già detto infatti che le intese o si stringono prima o non si stringono affatto, e che la corsa a due contro Cialente non ha alcun senso. E’ dunque improbabile che il leader dell’ ‘Aquila Città Aperta’ cambi idea. Anzi, è opinione comune che non la cambierà affatto. E per due ragioni in particolare. La prima, dice De Matteis, è che non è né opportuno né onesto ridiscutere, dopo, le intese che si son fatte prima, sarebbe un mezzo suicidio. La seconda: è chiara la diversità dei due elettorati. De Matteis si rivolge al centro, raccoglie adesioni da destra, ma anche da sinistra e dalla società civile come dimostra il numero di liste civiche che stanno per scendere in campo con lui. Il candidato del Pdl pesca invece principalmente a destra e nell’area, molto piccola, socialista riformista che fa capo all’ex assessore regionale Ugo Giannunzio. Se De Matteis va al ballottaggio, la sua potrebbe essere una corsa in discesa, i voti del centrodestra gli andrebbero ‘naturalmente’. Se vince il candidato del Pdl (Properzi o Lombardi?), i voti che al primo turno andranno a De Matteis, rientreranno nel loro alveo naturale: molti a sinistra, molti nell’area del non voto. Per queste due ragioni il ‘patto tra gentiluomini’ non avrebbe senso, perché è difficile controllare il voto dei moderati, in particolare all’Aquila dove la candidatura a sindaco di De Matteis sta dando vita a un nuovo laboratorio politico. Ma Gianfranco Giuliante, nonostante la sua esperienza, mostra di non averlo capito. Al contrario di ciò che immagina, la situazione è molto diversa da quella di cinque anni fa.