L’AQUILA – Una serie di confronti immediati con le amministrazioni del “cratere”, specialmente con il Comune dell’Aquila, con la Provincia e con la Regione, per affrontare in modo sereno ed equo il fenomeno dei manufatti provvisori post-terremoto e arrivare presto a una conferenza pubblica su questo tema scottante.
A chiederlo è il presidente di “Il cratere che resiste”, Lucio De Bernardinis, fermamente intenzionato a sottoporre ai sindaci le istanze degli oltre 1.500 iscritti all’associazione, che ha come obiettivo quello di diventare un interlocutore della governance della ricostruzione aiutando in modo concreto i cittadini per evitare lo spopolamento delle aree messe in ginocchio dopo il 6 aprile 2009.
“Il Comune dell’Aquila – spiega il presidente – ha scatenato una vera e propria guerra contro quei cittadini che hanno rifiutato di essere assistiti dopo il sisma e che, affrontando gravi difficoltà, hanno deciso di risolvere da sé i problemi abitativi e logistici, realizzando manufatti seguendo le indicazioni del Consiglio comunale”.
“Quasi tre anni dopo, alla scadenza del termine fissato dalla delibera del Comune – prosegue – non si può permettere l’ulteriore beffa che l’obiettivo prioritario dell’amministrazione uscente sia considerato quello, più volte annunciato, di far scomparire le realizzazioni temporanee”.
Per De Bernardinis, “il rapporto tra i cittadini che hanno realizzato costruzioni temporanee e il Comune capoluogo non può avvenire con le caratteristiche di una ‘caccia’, dove l’amministrazione rappresenta la ‘guardia’ e chi ha tirato su la costruzione è invece ‘il ladro'”.
“È il momento di uscire allo scoperto – conclude il presidente – Invito i cittadini a chiamarci e raccontarci i loro problemi per crescere e risolverli insieme. La segreteria dell’associazione è attiva al numero 3661005043”.
L’associazione è nata circa un anno fa e ha lanciato da subito una campagna di ascolto delle problematiche dei cittadini, raccogliendo richieste e lamentele; a questo si abbina un lavoro di sintesi da parte di tecnici ed esperti per arrivare a una “unione” dei casi di uno in una proposta di tutti; fase finale sarà quella della risoluzione dei problemi, presentando ipotesi costruttive e non distruttive ai protagonisti istituzionali della ricostruzione.