L’AQUILA – L’Aquila ascolta il tuo cuore, anche se ferito: accogli senza esitazione l’auditorium di Renzo Piano, perché è la prima, unica e mondiale opera in via di realizzazione, a tre anni dal sisma, entro le mura cittadine (anche se abbattute per far largo allo stadio) vero e proprio centro storico, finanziata con 6 milioni di euro dalla Provincia autonoma di Trento.
Dono rilevante e apprezzato dagli aquilani, che consolida le affinità culturali e storiche, quale prova della propria esistenza reale pur nella caduta, dell’Aquila con quelle del capoluogo trentino.
Che contribuirà a far rialzare l’autentica cultura musicale aquilana, segno di comune civiltà in Italia e nel mondo, ch’ebbe, a partire dalla metà del XX secolo, come templi della musica forte: l’auditorium del castello (ora distrutto), il teatro comunale (ora agibile nel solo ridotto) e nelle grandi basiliche di S.Bernardino e di Santa Maria di Collemaggio, oltreché nello spazio di San Filippo.
Dono divenuto ormai bandiera – data la fama mondiale di Renzo Piano – delle nuove strategie urbane annunciate dal premier Monti e dal suo “inviato all’Aquila”, il ministro Barca: “l’uomo che ha già l’anima aquilana”-
Un’opera dunque per la grande musica, tesa “a creare una presenza gentile” , che si compone di tre volumi di legno, a mò di roccia, collegati fra loro, che conterranno 238 posti, più 48 riservati all’orchestra, ideata da due “colossi” : il maestro Claudio Abbado e l’architetto Renzo Piano, che l’ha progettata.
Per questo non si comprendono le opposizioni espresse da alcune associazioni locali (che hanno avuto largo seguito nella rete e nella stampa) contro l’ubicazione del nuovo auditorium che, come tutti possono constatare essendo stati avviati i lavori di costruzione, sorge entro il perimetro di una vasta aiuola, in destra del castello verso la via omonima, senza alberi, quasi esterna al vero e proprio parco della fortezza spagnola.
Area destinata, in tempi passati, soprattutto dopo la edificazione dei due edifici finali del corso V.Emanuele, di epoca fascista, e l’installazione della “fontana luminosa”, a palco (o “cassa musicale”, come le tante disseminate nei parchi delle città del nord Europa) per i concerti delle bande musicali.
Per poi, negli anni Sessanta-settanta, mediante i “cantieri di rimboschimento” (legge Fanfani) divenire spazio per i teatri tenda, e soprattutto per i circhi equestri e luna park.
Senza che si limitasse, come non la limiterà l’auditorium Piano, la visuale del castello, a cui si tornerà ad accedere percorrendo il ripristinato viale delle Medaglie d’oro e la breve rampa di scale, là dov’erano e com’erano.
Per regolarmente entrare nel parco vero e proprio del castello, intelligentemente realizzato, a servizio degli impianti sportivi sottostanti, nel 1932-33, dal “grande stabilimento orticolo di M.Capecchi e figli” di Pistoia.
Dopo 80 anni, il verde pistoiese viene esaltato dal genio di Renzo Piano.
Peccato che l’opera sia temporanea!