L’AQUILA – Subito dopo la pubblicazione dell’ordinanza n. 4013, abbiamo avviato alcuni confronti con gli attori locali che in questi anni stanno lavorando alla ricostruzione: dai tecnici alle imprese, dai cittadini fino ai presidenti di consorzi di proprietari e amministratori di condominio.

Da questi incontri è emersa l’esigenza di dover richiedere al Governo una sostanziale modifica dell’ordinanza in quanto percepita come difficilmente applicabile nel merito delle procedure in corso per la ricostruzione pesante nell’edilizia privata.

Da una disamina accurata degli articoli, in mancanza di un corredo regolamentare, troppi sono i dubbi interpretativi e i rischi di incorrere in procedure contraddittorie che bloccherebbero la ricostruzione già assai lenta.

Dal nostro punto di vista risulta, in ogni caso, particolarmente apprezzabile l’inserimento delle misure di trasparenza delle procedure, per un totale accesso alle informazioni da parte dei cittadini e come strumento di prevenzione e controllo della legalità. Del sistema di trasparenza stiamo già monitorando i tempi di attuazione.

Ecco il testo della lettera inviata al Ministro Barca:

Caro Ministro Barca,subito dopo la pubblicazione dell’ordinanza n. 4013, abbiamo avviato alcuni confronti con gli attori locali che in questi anni stanno lavorando alla ricostruzione: dai tecnici alle imprese, dai cittadini fino ai presidenti di consorzi di proprietari e amministratori di condominio.

Da questi incontri sono emerse delle riflessioni che abbiamo il piacere di condividere con Lei, con l’obiettivo di semplificare e accelerare la ricostruzione delle nostre abitazioni ed evitare le infiltrazioni della malavita nei nostri territori.

I suggerimenti che le proponiamo mettono al centro solo ed esclusivamente i cittadini che sono interessati ad una ricostruzione sicura, veloce, economica e con le massime tutele per la legalità.

L’ordinanza contiene delle misure sulla trasparenza degli atti, dei procedimenti, dei finanziamenti e delle spese nei formati open data, che vanno nella direzione da noi proposta e di cui stiamo già monitorando metodologie e tempi di attuazione.

Per quanto riguarda alcuni punti contenuti nell’ordinanza Le presentiamo delle proposte e Le chiediamo alcuni chiarimenti. 

1. Per quanto riguarda i “Pubblici elenchi di operatori economici” di cui all’art. 8, dovrebbero essere costituiti da una “lista di garanzia” contenente le imprese che siano state certificate dalla Prefettura con controlli antimafia, antiriciclaggio e ogni altra procedura che ne garantisca l’assoluta estraneità, diretta o indiretta, con organizzazioni malavitose.

Per le imprese impegnate nei lavori della ricostruzione di abitazioni private, compresi i subappaltatori, l’iscrizione a questa lista “di garanzia” si ritiene debba essere obbligatoria. I cittadini sarebbero di conseguenza certi di affidare i lavori ad imprese pulite, certificate come tali dalla Stato.

Altro discorso riguarda il sistema di trasparenza contenente i dati delle imprese come ad esempio bilanci, lavori effettuati, affidamenti ottenuti, rispetto delle tempistiche … In questo caso dette informazioni sarebbero uno strumento a disposizione dei cittadini per compiere, in totale autonomia, scelte informate, comparabili e quindi consapevoli.

Relativamente a questo punto la invitiamo a far tesoro anche delle numerose griglie di valutazione delle imprese che cittadini, tecnici e amministratori hanno elaborato in questi tre anni.

2. Il comma 1 dell’art. 7 relativo alla presentazione delle cinque offerte acquisite dalle imprese per la presentazione delle domande di contributo e soprattutto il comma 2 del medesimo articolo, hanno destato tra la popolazione notevoli preoccupazioni. Infatti un cambio delle regole in corso d’opera rischia di rallentare ulteriormente le procedure già poco celeri.

Vogliamo sperare quindi che come atto di “affidamento dei lavori” si intenda anche il verbale di assemblea di condominio o consorzio con il quale i proprietari abbiano scelto l’impresa cui affidare i lavori. In caso contrario infatti si metterebbero in discussione migliaia di decisioni già prese e di processi di progettazione e/o monitoraggi già avviati con anticipi di spesa, determinando una situazione di incertezza e il riavvio di un iter che è stato già faticoso e lungo oltre a una mole non indifferente di prevedibili ricorsi. Insomma si rischierebbe la paralisi di un sistema già poco veloce che difficilmente verrebbe capito e tollerato dalla popolazione. Naturalmente le imprese cui siano già stati affidati dei lavori, anche precedentemente alla data di pubblicazione dell’ordinanza, dovrebbero in ogni caso rispettare i parametri di iscrizione alla “lista di garanzia” per quanto riguarda i controlli antimafia e antiriciclaggio. 

3. Sempre in riferimento al numero delle offerte di imprese e tecnici come saprà questa modalità è stata già seguita in questi tre anni nella stragrande maggioranza dei casi, i cittadini ci hanno pensato da soli. Bene quindi formalizzarla a condizione che, una volta acquisite le dichiarazioni di interesse da parte di imprese e tecnici, la scelta sia ad esclusivo appannaggio dei cittadini con i criteri insindacabili che riterranno opportuni, fatto salvo l’iscrizione dei soggetti alla “lista di garanzia”. Diamo quindi ai cittadini tutti gli strumenti necessari per scelte informate e consapevoli lasciando loro l’assoluta indipendenza nelle decisioni, ferma restando la nostra convinzione che comunque le nuove regole debbano applicarsi in toto ai procedimenti da avviare e siano a verifica per i procedimenti già in corso.

4. Per quanto riguarda le penali e sanzioni per il ritardo dei lavori previste nel comma 3 dell’articolo 6, vogliamo credere che siano riferite alle imprese affidatarie dei lavori e non ai cittadini che pagherebbero per responsabilità altrui. Mai come in questo caso oltre al danno ci sarebbe anche la beffa. I ritardi di fatto si traducono in maggiori spese di assistenza a carico dello stato e sembra quasi naturale che l’eventuale penale da prevedersi sia un accollo di dette spese.

 5. Auspichiamo l’introduzione di una soglia che limiti i subappalti per quanto riguarda i lavori generici non specialistici e che ne assicuri il loro affidamento a “prezzo pieno”. Questa misura sarebbe a garanzia dei cittadini per una corretta esecuzione dei lavori e favorirebbe inoltre il lavoro delle piccole e medie imprese artigiane locali cui potrebbe essere riservata una quota dei lavori, dando impulso al lavoro in un settore che paradossalmente è in crisi anche nel nostro territorio.

6. Per quanto riguarda i compensi di amministratori di condominio e presidenti di consorzi concordiamo con una necessaria rimodulazione, ma crediamo debba seguire il metodo di interpolazione lineare rispetto alle soglie definire nel comma 4 dell’art. 6 ,oltre a una necessaria revisione delle percentuali con modalità scalari più progressive.

7. Altro delicatissimo aspetto è relativo alla procedura eccessivamente complessa, adottata fino ad ora dalla cosiddetta filiera (Fintecna – Cineas – ReLuis) per l’approvazione dei progetti e dei finanziamenti; ci sono accavallamenti procedurali e contraddizioni normative che potrebbero generare contenziosi a causa di una reale difficoltà interpretativa.

A esempio le norme prevedono una sola richiesta di integrazione per ciascun passaggio ma di fatto nel caso delle istruttorie tecniche da parte di ReLuis vengono chiesti più integrazioni (anche oltre le quattro) mentre Cineas si limita ad una sola richiesta.

Questo fatto blocca le pratiche in uscita da parte del controllo tecnico che peraltro istruisce le pratiche con controlli il più delle non di tipo normativo ovvero oggettivo ma assolutamente soggettivo andando in tal modo ad entrare in una campo specifico del progettista che per le proprie scelte progettuali da solo assume tutte le responsabilità civili e penali.

Ci permettiamo di suggerire una istruttoria in sequenza e non in parallelo nel senso che una volta istruita la parte tecnica della pratica da parte di Reluis ci sia un confronto diretto a tavolino tra istruttori e progettisti che porti ad una sola richiesta di integrazione ed solo una volta definita la pratica dal punto di vista tecnico si passerà ad esaminare l’aspetto economico con le medesime modalità (primo contatto diretto e integrazione se necessaria).

Ovviamente per fare ciò sarebbe indispensabile che i tecnici istruttori Cineas fossero tutti presenti sul territorio al pari dei tecnici ReLuis cosa che in effetti non è in quanto nel presidio in sede sono presenti massimo quattro tecnici che sovente non sono gli istruttori delle pratiche.

E’ evidente come in uno spezzettamento delle progettazioni in parti comuni (una per condominio) e parti esclusive (tanti quanti sono i richiedenti) crei non pochi problemi all’esame delle pratiche soprattutto dal punto di vista del controllo economico.

Per i centri storici, le cui istruttorie sono ancora da iniziare, ci si auspica che finalmente si arrivi all’istituzione dello sportello unico che non pochi problemi risolverebbe.

Da ultimo francamente ci si chiede il perché del notevole potenziamento della Struttura Tecnica di Missione, rinominata Ufficio Coordinamento per la Ricostruzione, che assorbe gran parte delle risorse umane ed economiche della soppressa Struttura per la Gestione dell’Emergenza.

Se il processo di autorizzazione a monte e controllo a valle sarà spostato ai Comuni perché non prevedere uno spostamento di tutte le risorse agli enti locali?

Crediamo che questa sia l’occasione adatta per semplificare e velocizzare l’iter di approvazione e di inizio dei lavori. 

Ci auguriamo che questo nostro contributo derivante dal confronto con chi le tematiche contenute nell’ordinanza le ha vissute giorno dopo giorno negli ultimi anni, possa essere utile a Lei e alla rinascita dei nostri territori. In attesa di cortese riscontro, Le inviamo distinti saluti (Appello per L’Aquila)

 

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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