L’AQUILA – “Signor Sindaco, da qualche tempo uno dei punti all’ordine del giorno in città è la soluzione, laddove possibile, del problema “casette”. Faccio riferimento alla delibera 58 del 2009 che in situazione di emergenza abitativa consentiva ai cittadini di poter edificare in zone agricole o comunque non edificabili a condizioni prestabilite. Siamo alla scadenza di una tempistica che alla luce della attuale situazione di stallo della ricostruzione impone la necessità di affrontare le problematiche connesse alle abitazioni temporanee. Per quei manufatti (non sanabili) edificati in zone soggette a vincoli ambientali si potrebbe ipotizzare un’area calmierata che il Comune potrebbe mettere a disposizione e dove spostare tali immobili.

Per le aree agricole, viceversa, si potrebbe valutare la possibilità di applicare, in modo immediato, quanto previsto dalla L.R. n. 18 del 1983 che consentirebbe di sanare, secondo tale legge, alcune abitazioni realizzate in emergenza qualora i proprietari posseggano un ettaro di terreno agricolo, ciò evidentemente a valere anche per aree occupate anche prima dell’adozione del provvedimento di recepimento. Per chi, invece, non raggiungesse tali quantità di terreno, si potrebbe valutare la possibilità di emendare, in maniera bipartisan, tale legge soltanto in riferimento al cratere sismico riducendo la superficie necessaria per l’edificazione ed “equiparando” i proprietari agli imprenditori agricoli così da permettere nel computo anche aree con contigue.

Per tutte quelle aree, infine, non edificabili ma non soggette a vincoli ambientali (zone rispetto dell’abitato etc.) si potrebbe prevedere così come previsto dal piano strutturale adottato dal Comune dell’Aquila nel 2007 lo spostamento di edificabilità. Chiunque volesse sanare le abitazioni realizzate su tali terreni potrebbe acquistare un terreno edificabile spostando l’edificabilità sull’area interessata dall’intervento, non incidendo sulle volumetrie complessive in quanto il terreno inizialmente edificabile diventerebbe inedificabile e evitando una cementificazione selvaggia.

Queste poche idee, e comunque aperte a qualsivoglia ulteriore suggerimento, soltanto per sottolineare la possibilità di affrontare un problema in maniera costruttiva e che se non adeguatamente considerato rischia a breve di divenire insostenibile per quanti hanno realizzato abitazioni temporanee anche con spese importanti soltanto per trovare quella tranquillità che nei giorni immediatamente successivi al sisma sembravano una chimera. Contestualmente, però, esiste la necessità di salvaguardare un territorio già ampiamente provato e soprattutto di fare rispettare le regole, unica garanzia di convivenza civile”.

Gianfranco Giuliante

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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