L’AQUILA – ”Sta ricevendo giustamente molta attenzione il referendum ‘anticasta’ della Sardegna che tra le altre cose colpisce le indennita’ dei consiglieri regionali che – va detto – in quella Regione sono molto piu’ alti di quelli abruzzesi”.
Lo fa notare Maurizio Acerbo, capogruppo Prc in Consiglio regionale d’Abruzzo, facendo presente che ”in Abruzzo non e’ possibile promuovere un referendum sul trattamento economico dei consiglieri, cosa che altrimenti avrei gia’ fatto; la ragione e’ semplice e nascosta nelle pagine dello Statuto regionale approvato nel 2006 e pubblicato sul BURA n.1 del 10 gennaio 2007”.
”Il ceto politico abruzzese ha blindato il proprio trattamento economico con un uso assai sottile delle norme statutarie – e’ la delucidazione di Acerbo – infatti, l’articolo 76 che si intitola ‘i limiti del referendum abrogativo’ include tra le materie che non possono essere oggetto di richiesta ‘le leggi previste dal Titolo II. Il Titolo II riguarda il Consiglio regionale e al comma 4 dell’articolo 30 recita: ‘Le indennita’ del Consigliere sono stabilite con legge”’.
”Quindi – osserva l’esponente di Rifondazione – in Abruzzo non e’ possibile promuovere referendum contro le leggi relative alle indennita’ dei Consiglieri. La casta abruzzese (mentre fingeva asperrimi scontri) si e’ dimostrata molto furba e lungimirante nel salvaguardare i propri privilegi”.
Acerbo rileva che ”una cosa e’ inserire nello Statuto il principio che comunque a chi svolge un compito cosi’ impegnativo va garantita un’indennita’, altra e’ impedire che il popolo possa mettere in discussione e abolire trattamenti economici che sono ben superiori a quelli che ricevono docenti universitari o primari ospedalieri”. Ovviamente il Consiglio regionale potrebbe modificare lo Statuto e Acerbo anticipa che ”in settimana depositero’ una proposta in tal senso anche se ho seri dubbi che trovi il sufficiente consenso in Aula”.