L’AQUILA – La rivolta non è contro il fisco. Nessuno vuole essere un evasore. Ci sono due ordini di motivi alla base di questo senso di frustrazione che sta sfociando in ribellione o, sempre più spesso, purtroppo, in suicidi. Il primo ordine di motivi riguarda i metodi adottati: la coercizione, pesante e, sempre più spesso, insostenibile con cui Equitalia (organo demandato alla riscossione) esercita il mandato alla riscossione. Fermi amministrativi, pignoramenti, ipoteche spesso di molto superiori al valore del debito, in un momento in cui l’economia nazionale, ed ancor più quella aquilana, sta in grave sofferenza di liquidità. Pur volendo, molti sono nell’impossibilità di pagare, perché gli acquisti, la produzione sono in recessione. E, mentre da un lato lo Stato cerca di recuperare il dovuto, dall’altro è il peggior debitore nei confronti delle aziende, ritardando i pagamenti alle aziende fornitrici di beni e servizi per mesi se non addirittura anni. Le aziende, per mantenersi in vita, ricorrono sempre più spesso all’anticipo presso le banche del credito vantato verso Comuni, Enti locali, Enti ed istituzioni dello Stato, perdendo, man mano, il margine di guadagno della prestazione, eroso dagli interessi bancari. Quando (ma quando?) gli Enti pagano, il guadagno lo ha mangiato la banca, le tasse ed i contributi si sono accumulati, l’azienda è in default. Contemporaneamente, Equitalia persegue il contribuente in quelle forme che rasentano la vessazione. Nel frattempo, il tasso di interessi applicato da Equitalia (al limite dell’usura) fa raddoppiare e triplicare il debito iscritto a ruolo, in modo da rendere sempre più difficile l’adempimento.
Il secondo ordine di motivi per cui i cittadini cominciano a non sopportare più l’azione del fisco e di Equitalia è squisitamente mediatico: come si può accettare di essere perseguiti dall’ente preposto alla riscossione di tasse, imposte e contributi ed altri balzelli vari, quando la grande evasione, i piaceri “all’insaputa”, le mazzette, la corruzione, il falso in bilancio, le società “off-shore”, i capitali scudati e tutte le altre diavoleria inventate per coprire le più grandi schifezze del paese, premiano chi le pone in atto, e non sono mai cittadini comuni? E con quale faccia Equitalia smercia la riscossione di cartelle esattoriali come lotta all’evasione? La lotta all’evasione si fa contro persone e società che non risultano note al fisco, o, in subordine, che dichiarano solo la minima parte dei loro redditi e patrimoni. Chi ha le cartelle esattoriali, chi ha le imposte iscritte a ruolo sono cittadini che hanno dichiarato ma non hanno pagato. Non è lotta all’evasione, è spremitura oltre ogni limite esercitata nei confronti dei contribuenti noti e per lo più onesti con difficoltà finanziarie.
E’ istigazione alla ribellione sentir dire dal Ministro che ”gli attacchi contro Equitalia sono attacchi contro lo Stato”, nel momento in cui lo Stato (cioè noi cittadini) vive una grave crisi economica ed il Governo (non scelto dai cittadini e traghettato come cura necessaria per il risanamento della crisi) ha pensato a tutelare le banche invece delle imprese e, conseguentemente, l’occupazione. La BCE ha prestato soldi alla banche ad un tasso ridicolo per far sì che il denaro venisse da esse utilizzato in impieghi che favorissero le aziende ed il credito in modo da rilanciare l’economia ed i consumi e mantenere il livello occupazionale. Le banche, con la complicità del Governo, si sono ben guardate dall’aumentare gli impieghi ed il credito ed hanno utilizzato le somme loro concesse per “pulire” una serie di magagne che nel tempo avevano accumulato per la loro cattiva gestione e per fare favori a chi di favori non ne aveva certo la necessità.
Ora c’è solo una cosa che lo Stato ed il Governo possono fare per fermare questo crescente stato di difficoltà che si sta già trasformando in reazione violenta e potrebbe sfociare in qualcosa di cui loro stessi dovranno poi rispondere: consentire ai cittadini, che non sono evasori, ma aziende e famiglie in difficoltà, il pagamento di tutto il dovuto, con abbattimento di interessi e sanzioni, in un rateizzo commisurato alle disponibilità del debitore, anche in 120 rate se necessario. Nel frattempo deve pagare le forniture alle aziende entro 60 giorni (ciò è previsto anche dalla normativa europea!) e rimborsare le imposte a credito del contribuente. Deve facilitare il pagamento, perché i cittadini non sono sudditi.
I cittadini sono lo stato.
Luigi Fabiani