L’AQUILA- Tutto secondo copione. L’espressione è forse abusata ma senza dubbio efficace e rende bene, anche stavolta, il senso della vittoria di Massimo Cialente e la sua riconferma a sindaco dell’Aquila per altri cinque anni. Un copione scontato, forse già scritto fin dal giorno in cui i vertici del Pdl che ha governato questa città per ben dieci anni, hanno spaccato il partito con una scelta incredibile, e mandato i suoi elettori allo sbando.
Oggi Cialente vince, e gli facciamo gli auguri di ben governare L’Aquila che ne ha certo bisogno in un momento difficile, con la ricostruzione che stenta a decollare e i cittadini che non riescono a ritrovare l’identità perduta la notte del terremoto. Ma va anche detto che gli altri, quelli che dovevano essere i principali avversari del sindaco riconfermato, hanno abbandonato il campo e che i partiti che formavano l’ossatura dell’ ‘Aquila Città Aperta’ di Giorgio De Matteis, splendido avversario, non sono stati in grado di intercettare il voto in libera uscita del centrodestra, il consenso civico di Vincenzo Vittorini e il forte astensionismo.
Massimo Cialente ha avuto il merito di mantenere il suo fronte compatto. Nel centrosinistra non ci sono state defezioni significative. Quella di Angelo Mancini al primo turno, è stata riassorbita nonostante i suoi malumori e la sua riluttanza ad accettare l’apparentamento. Né ha influito più di tanto il pasticcio, l’incredibile mercanteggiamento col Fli di Verini.
Molti elettori si sono turati il naso e hanno votato. De Matteis perde nel momento in cui il centrodestra si è frantumato. Gli elettori non hanno creduto all’ ‘Aquila Città Aperta’, non l’hanno ritenuta un’alternativa possibile. La democrazia è questa. Il popolo è davvero sovrano quando va a votare, sono gli altri, i perdenti, che hanno torto per non essere riusciti a farsi capire.