L’AQUILA – Il Presidente della Regione, Gianni Chiodi, ha inviato una lettera agli organi di informazione nella quale si dice stupito del trattamento ricevuto da alcuni media che, citando la gestione del post sisma all’Aquila, ne parlano come di un esempio di negatività. Chiodi: “Trovo queste affermazioni estremamente ingenerose nei riguardi di chi ha speso tante energie ed affatto veritiere. Non tengono conto in primis del fatto che quello dell’Aquila del 2009 è stato uno dei terremoti più violenti e devastanti degli ultimi decenni in Europa. L’Aquila aveva uno dei centri storici più ricchi di storia, arte, architettura; il quarto d’Italia per estensione.
L’epicentro del terremoto, quel tragico 6 aprile, fu localizzato a qualche chilometro di distanza da quel prezioso scrigno che ne uscì completamente in frantumi. Molti lo hanno già dimenticato e con troppa leggerezza, forse, azzardano paragoni inaccettabili perché il sisma dell’Aquila non ha eguali. Non solo quanto a danni materiali e morali, ma anche per efficienza ed efficacia della governance dell’emergenza, dell’assistenza e della ricostruzione. Tutte le polemiche, inopportune, che ne sono seguite, sono frutto solo di schermaglie politiche, di contrapposizioni ideologiche che con la rinascita dell’Aquila nulla hanno a che vedere.
E così può far comodo dimenticare che nelle ore immediatamente successive alla scossa assassina, furono assistite centomila persone, rimaste fuori dalle loro abitazioni, sistemate nelle tende o negli alberghi, raggiunti grazie alla tempestiva attivazione dei mezzi delle autolinee regionali. Il Mondo intero, poi, ci ha osservato, elogiato, preso a modello quando, con gli alloggi del progetto CASE, realizzati in pochi mesi, abbiamo dato un riparo confortevole a migliaia di famiglie. Purtroppo, tutto questo si è scordato facilmente. Ma i numeri parlano da soli: 12.000 cantieri finanziati e già chiusi per la ricostruzione di edifici con danni più lievi; la più grande operazione al mondo di messa in sicurezza di edifici di pregio (mille nel centro storico dell’Aquila); 7.000 progetti, relativi alle case classificate ‘E’ (le più danneggiate), ammessi a contributo e in via di esecuzione.
Oggi, dopo un complesso lavoro di scrittura normativa, possiamo dire che anche la ricostruzione pesante e degli immobili vincolati all’interno dei centri storici è ufficialmente partita. Certo, i risultati della prima fase, quella dell’emergenza, erano più immediati. Proprio per l’eccezionalità della situazione, c’erano deroghe legislative che rendevano tutto più fluido ed immediato. Poi la macchina burocratica è tornata nell’ordinarietà ed i tempi per le decisioni si sono allungati. Ma abbiamo fatto molto anche nel contesto della ricostruzione tout court, se è vero che oltre 40.000 persone sono rientrate nelle loro dimore. E tutto ciò, vigilando sulla legalità e trasparenza delle procedure, arginando e neutralizzando qualsiasi tentativo di infiltrazione malavitosa.
Spesso si cita il Friuli come best practice. Lì hanno ricostruito dopo 4 anni; noi dopo tre, possiamo dire, orgogliosamente, lavorando sodo, di aver avviato la ricostruzione pesante e dei centri storici e di aver ridato una nuova speranza alla nostra gente. Ora il regime del commissariamento si avvia a conclusione e questo perché ha esaurito i suoi compiti di pianificazione, di progettazione e di indirizzo. Spetterà agli enti locali riportare in vita il patrimonio immobiliare di relative città, paesi e borghi amministrati e ridare una identità alla propria comunità. Ma il grosso è fatto. Le risorse sono state assicurate dal Governo e la filiera Fintecna, Cineas, Reluis è ben oleata ed in grado di ‘lasciare’ ai Comuni solo pratiche ultimate.
Come presidente della Regione Abruzzo, come Commissario delegato per la Ricostruzione, interpretando la forza d’animo, la determinazione, l’orgoglio degli abruzzesi e degli aquilani, non posso accettare che si venga additati come esempio da non seguire. Da noi sono stati impegnati esperti, studiosi, professionisti ed imprenditori seri ed altamente competenti e gli alti standard tecnici raggiunti hanno suggerito, in occasione di altre calamità nel mondo, di emularci. L’Aquila, nella sua storia millenaria, è stata più volte ferita e sempre si è risollevata ed è tornata a vivere.
Lo sta facendo anche ora. Non aiutata, in questo, da chi, strumentalmente, per mera vocazione distruttiva, cerca di minimizzare il successo del nostro processo di rinascita. Alla popolazione dell’Emilia saremo vicini col cuore e con tutti i mezzi possibili, dimostrando sul campo che la nostra, valida, esperienza può essere di vero aiuto e supporto. Auspichiamo altresì che il sistema Paese sostenga i singoli, le famiglie, il sistema produttivo locale. Come finora è stato fatto con noi. Tutti, indistintamente siamo chiamati a fare la nostra parte. Le polemiche sterili, fini solo all’impatto mediatico, amplificano solo gli effetti del terremoto. Enitamole per favore!