L’AQUILA – Sì, è un gran pasticcio questa storia del ‘copia e incolla’ di uno studio dell’Università di Firenze sul piano di ricostruzione dell’Aquila .
A parte la ‘copiatura’, vera o presunta, il professor Giuseppe Centauro, responsabile scientifico del Dipartimento di Costruzioni e Restauro dell’ateneo fiorentino, conferma tutti i rilievi fatti nella lettera ‘ufficiale’ all’amministrazione dell’Aquila, lettera inviata a febbraio scorso e scoperta e resa nota in conferenza stampa dai due esponenti dell’opposizione Mimmo Srour e Giorgio De Matteis.
Centauro insiste subito sulla richiesta che vengano tolte dal piano di costruzione tutte le parti non concordate preventivamente, che secondo gli urbanisti di Firenze, ed è questa la cosa che più fa riflettere, non avrebbero potuto essere inserite perché elaborati di mero indirizzo, un saggio di studenti universitari, per dirla in parole povere.
Ma ecco l’intervista che Centauro ha rilasciato ad AquilaTv
“TOGLIERE DAL PIANO TUTTE LE PARTI NON CONCORDATE”
“Dopo essermi confrontato con il direttore del dipartimento, prof. Mario De Stefano, devo dire che, come dipartimento universitario siamo totalmente sereni, ribadendo a chiare lettere la nostra richiesta di rimuovere dal piano di ricostruzione gli elaborati che sono stati pubblicati dall’assessorato alla ricostruzione senza avere concordato preventivamente l’effetto, o i risvolti pratici, di questa sconsiderata azione. Le ragioni sono eloquenti, per noi giuste e ineludibili, perché qui non si tratta di venire meno ad un accordo di collaborazione, per altro più volte onorato dal 2009 ad oggi, dal nostro dipartimento, bensì di tutelare gli autori di un prodotto scientifico che si trovano ad essere inconsapevolmente autori di un piano urbanistico. Basti pensare ad ogni oggettiva responsabilità attribuibile in solido agli estensori del piano, professori, ricercatori ed anche gli studenti estensori non già di uno studio bensì di uno strumento attuativo a valenza urbanistica.
“LO STUDIO AVEVA UNA VALENZA SPERIMENTALE”
Veda il perimetro scientifico, per quanto di alto profilo come quello realizzato dal gruppo di ricerca diretto e coordinato dal sottoscritto, non può giammai considerarsi nell’ambito delle attività progettuali a valenza attuativa. A maggiore ragione nel caso in oggetto se consideriamo che lo studio ha avuto una valenza sperimentale di messa punto metodologica e non già normativa. D’altronde non sarebbe stato possibile che lo fosse. Redatto (lo studio) quando ancora non esistevano le ordinanze dalle quali sarebbero poi discesi i modelli e le norme per la formazione dei cosiddetti piani di ricostruzione. E’ del tutto illogico pensare che si sia realizzato lo studio in riferimento ad uno strumento urbanistico che non esisteva.
Evidentemente chi ha ritenuto legittimo applicare come attività istituzionale nell’ambito della formazione del piano di ricostruzione la ripetizione pedissequa di uno studio di carattere scientifico di tale natura, ha preso al minimo un grande abbaglio, dimostrandosi del tutto avulso dalle più elementari conoscenze procedurali.
Pur facendo in nessun caso un fatto personale colgo l’occasione per ribadire che il sottoscritto e il mio gruppo di lavoro ci siamo mossi con spirito di servizio, senza alcun gravame economico per il Comune di L’Aquila, a supporto dell’assessorato alla ricostruzione e alla amministrazione alla quale, sola, spetta il compito di produrre il piano di ricostruzione. Nel confezionare il piano sarebbe bastato consultarci preventivamente, citate le fonti e la pubblicazione degli studi, per poi elaborare in modo autonomo il proprio stralcio normativo, o altrimenti affidare a terzi una consulenza anche in via istituzionale per svolgere quel precipuo scopo, come hanno fatto altre amministrazione del cratere seguendo le direttive del delegato governativo per la ricostruzione attraverso le procedure indicate dalla struttura tecnica di missione.
“CIFRE CITATE DALL’ASSESSORE IN MODO FUORVIANTE”
Per concludere vorrei precisare che le cifre citate in modo fuorviante dall’assessore Di Stefano si riferivano a distinte proposte di programma avanzate dal dipartimento per attività coerenti con la formazione di tali piani, comprendendo i costi anche di soggetti professionali auspicabilmente da coinvolgere nelle attività propedeutiche e di formazione dei piani stessi. Le diverse entità economiche “maldestramente citate” erano bensì riferite alla diversa estensione dei centri storici perimetrati per la ricostruzione; come potrà ben immaginare, una cosa è svolgere le attività di rilievo, indagine e progetto su 400 ha (estensione complessiva dei centri storici del comune di L’Aquila, capoluogo e frazioni), una cosa è operare solo sul centro storico del capoluogo (200 ha. ca.), oppure occuparsi del solo “asse centrale” (130 ha ca.) come era stato ipotizzato nel mese di settembre. Ma allora l’Assessore Di Stefano non manifestò alcun interesse a produrre piani di ricostruzione e la cosa è finita con l’affermazione pubblica di tale decisione prima ancora che con una risposta mai pervenuta.
“SIAMO DI FRONTE A UNA REAZIONE SCOMPOSTA”
Infine, vorrei ricordare che nel dicembre scorso abbiamo annunciato con il Sindaco e l’allora Assessore all’Urbanistica, Roberto Riga, un diverso profilo di lavoro mirato a creare le condizioni per la ricostruzione in una visione più ampia di sviluppo della città futura, secondo gli indirizzi messi in evidenza dalla Struttura Speciale di Alta Consulenza che stava affiancando il Sindaco nell’ambito della definizione delle più opportune strategia da adottare. Purtroppo tutto questo enorme sforzo elaborativo, di idee e di analisi , pare perduto a fronte della reazione “scomposta” di chi dovrebbe invece ben distinguere che opera in coerenza con quanto pattuito da altre pur legittime posizioni. Noi abbiamo mandato più missive nei mesi trascorsi senza ottenere risposte, adesso, in cambio osserviamo un gran baccano mediatico del quale avremmo fatto volentieri a meno. E così da soggetti intervenuti in modo solidale per dare sostegno alla ricostruzione ci troviamo banditi con grande rammarico e danno dal suolo aquilano.
Giuseppe Centauro