C’è il bar che ti vende caffè e cornetto trenta centesimi in più o la pompa di benzina che espone un prezzo sul tabellone luminoso e poi al distributore ne trovi un altro, più alto, ovviamente. Oppure la merceria che ti vende un paio di spalline il doppio rispetto al centro commerciale distante meno di un chilometro, o ancora la cartoleria che per un ‘notes’ ti chiede cinquanta centesimi in più di quanto lo paghi di solito. Direte che L’Aquila al tempo della crisi non è diversa da altre città, ma va aggiunto che i cittadini sono gli stessi dovunque e faticano come gli altri a sbarcare il lunario. E allora un consiglio: facciano come col telecomando quando scartano quei programmi che in tv non gli piacciono. Evitino il negoziante che fa il furbo e, caso mai, nemmeno ti dà lo scontrino fiscale (Antares).
Prezzi pazzi e microspeculazioni, ecco L’Aquila al tempo della crisi
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