L’AQUILA- Di nuovo nella bufera la ‘Commissione Grandi Rischi’. C’è un’informativa, segreta, dicono, fino a qualche settimana fa ma oggi di dominio pubblico, che parla di nuovi pericoli sismici nelle zone colpite dal terremoto in Emilia e nelle zone più a nord delle Prealpi Venete. I sindaci di decine di comuni terremotati e non, sono insorti e parlano di allarme non si sa fino a che punto giustificato, capace di mettere in ginocchio, definitivamente, l’economia già colpita delle zone disastrate. A nessuno sfugge la differenza. Da noi, all’Aquila e negli altri centri del ‘cratere’ sismico, la stessa ‘Commissione Grandi Rischi’ (forse è diversa, oggi, soltanto la sua composizione), è finita sulla graticola e addirittura sotto processo, per aver detto, si afferma, il contrario. E cioè di aver minimizzato un pericolo imminente, di avere in sostanza ‘confuso’ quelle che erano scosse preliminari con uno sciame sismico come ce ne sono tanti nel mondo. Commissione schizofrenica si dirà, pareri contraddittori. La verità è che l’Italia è sottoposta a forte pressione dalla ‘zolla’ africana che spinge in profondità nel sottosuolo. Distende gli strati dell’Appennino meridionale e comprime quelli dell’Appennino settentrionale. Risultato: a un certo momento la terra si spacca laddove è più debole, e cioè lungo le cosiddette linee di faglia che non sono altro che fratture. E quando la ‘crosta’ profonda si rompe, arrivano i terremoti, sui quali non è mai possibile dire una parola definitiva. Cioè non puoi dire quando la terra si spezza, quando arriva la scossa. E così, se metti la gente in allerta, crei allarme, come vanno dicendo i sindaci dell’Emilia, se provi a tranquillizzarla rischi di mascherare un pericolo reale.
Quel che è avvenuto e avviene in questi giorni con la ‘Grandi Rischi’ al centro di una nuova bufera, è rappresentativo della gran confusione che si genera da noi attorno ai terremoti, con scosse d’altro tipo oltre a quelle vere e proprie. In Giappone l’hanno capito da tempo. Ecco perché hanno smesso di studiare gli “tsunami” e la loro eventuale, improbabile prevedibilità. Ed ecco perché nei paesi del Sol Levante, dove gli ultimi terremoti hanno sfiorato il 10mo grado Richter, gli scienziati non sono mai finiti sotto processo.