L’AQUILA – Sono 35 i titolari di impresa segnalati alla magistratura dai finanzieri della Compagnia di L’Aquila, per aver richiesto e conseguito indennizzi non spettanti.
Si tratta delle provvidenze destinate ai titolari ed ai dipendenti delle attività produttive dell’area del cratere sismico, disciplinate dalle ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri 3769/09 e 3789/09 e tese ad indennizzare quegli operatori economici costretti a sospendere la propria attività a causa dei danni subiti a seguito del sisma del 6 aprile 2009.
L’indennizzo previsto nella misura di €. 800,00 al mese per un massimo di 3 mesi, era parametrato, per quanto riguarda il titolare, in proporzione al periodo di effettiva chiusura dell’attività commerciale e finalizzato al mantenimento del reddito effettivamente conseguito da questi ultimi nell’ultimo periodo di imposta precedente al sisma e per il quale erano decorsi i termini ai fini della presentazione della relativa dichiarazione ( si tratta, in pratica, dei redditi 2007 in quanto, alla data del 6 aprile 2009, non erano ancora decorsi i termini, peraltro poi sospesi e prorogati, per la dichiarazione dei redditi 2008).
Le 35 fattispecie irregolari, hanno riguardato esercizi commerciali e professionisti di L’Aquila, San Pio delle Camere e Castelvecchio Subequo.
In diversi casi sono state individuate, in capo ai beneficiari dei contributi, fatture in acquisto, ovvero emissione di parcelle, ricevute e scontrini fiscali nei periodi di asserita chiusura, anche per importi elevati.
In altri casi si tratta di esercizi che, nell’immediato periodo post-sisma erano stati oggetto di controllo e verbalizzazione da parte dei finanzieri, finalizzato ad evitare speculazioni e rialzi indiscriminati dei prezzi di beni di prima necessità che, per ottenere il contributo, hanno poi, invece, dichiarato all’ente erogante, di aver sospeso la vendita proprio in quel periodo.
Ma il caso forse più curioso – un vero paradosso – è quello di un evasore totale, un agente di commercio, che non aveva mai presentato una dichiarazione dei propri redditi al fisco negli ultimi 9 anni. Ma davanti alla prospettiva di conseguire queste provvidenze ha derogato ai suoi “principi” redigendo una dichiarazione dei redditi posticcia, ad hoc. Tale documento era infatti necessario per presentare l’istanza e per far si che il Comune potesse istruire la sua pratica.
Ovviamente, tale dichiarazione, non è mai stata presentata, neanche tardivamente, al fisco.
I denunciati rispondono di truffa ai danni dello stato, ovvero di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, a seconda dell’importo conseguito, ovvero in relazione all’utilizzo di documenti falsi per accedere ai contributi.Sono in corso le procedure per il recupero delle somme indebitamente percepite.