L’AQUILA- Massimo Cialente, il sindaco rieletto, si sente ancora in campagna elettorale, e così è tornato a chiedere la testa del commissario alla ricostruzione Gianni Chiodi che, a quanto pare, il governo vuol mantenere al suo posto fino a quando una legge non dirà come e quando deve avvenire il passaggio della governance del terremoto, dalla struttura commissariale al Comune dell’Aquila e agli altri Comuni del Cratere. “O me o Gianni Chiodi” ha detto di nuovo il sindaco che non accetta l’idea di restare “sotto tutela” del suo ‘amico-nemico’. Un vecchio ritornello che però il governo di Roma non può e non vuole accettare, dal momento che intende riservarsi, attraverso la Regione, il controllo di legittimità su tutti gli atti della ricostruzione pesante, in particolare quella dei centri storici. Di qui l’ultimatum, che ha tuttavia soltanto un fine propagandistico, perché sul “no a Chiodi no”, Cialente ha puntato la tutta la campagna elettorale. Bisogna capire che il “Chiodi che resta fino a quando non si sa”, sarà dura da far digerire ai propri elettori, o meglio allo zoccolo duro che ha riportato il sindaco a Palazzo di Città. Ce ne rendiamo conto. Come comprendiamo benissimo l’esigenza di annacquare in qualche modo i progetti del governo. Ma a Cialente che è tornato a scagliare anatemi da sotto il tendone di Piazza Duomo, il consiglio lo hanno dato in molti. In tema di terremoto, il governo Monti non è poi così diverso dal governo Berlusconi, e il ministro Barca non è dissimile da Gianni Letta. Dunque, ne tenga conto. Il governo insomma, i soldi ce li dà per ricostruire L’Aquila, ma pretende garanzie. Non farà concessioni a scatola chiusa. Cialente se ne va? Ma suvvia, non è una cosa seria. Gli aquilani lo hanno rieletto e sanno bene che dovranno tenerselo. E questo lo sa anche Cialente, di là dai messaggi propagandistici da campagna elettorale che è finita da un pezzo.