L’AQUILA – Siamo in una piazza, in un luogo costruito per l’incontro, dal quale gli uomini sono stati esiliati a causa delladistruzione improvvisa della natura. “Proprio qui si torniamo a praticare i linguaggi dell’arte, la abitiamo, ne ricreiamo geometrie, non con mattoni e pietre, ma soltanto con la luce e i nostri movimenti, impastando le nostre parole con il ritmo della musica dal vivo” Così Elena Bucci, fondatrice della compagnia Le belle bandiere, che mette in scena lo spettacolo.
Vengono evocati racconti di vite individuali, ognuna con la sua magica soluzione contro il male, a volte fatta di ribellione, a volte di amore, a volte di piccoli gesti ripetuti che creano la tessitura lieve e serena del vivere di una comunità. Emerge una tessitura drammaturgica che, aiutata dalla musica, dalla luce, dalle installazioni, comprende brevi dialoghi da L’albergo dei poveri, violenti, spietati, che vengono messi accanto a dialoghi contemporanei di altra crudeltà, inimmaginabile dopo tanta storia, ma reali e documentati, presi dalla strada o dalla televisione.
In questo luogo, in questo tempo, tutto ci parla di esilio e tutto tende a comprenderlo e trasformarlo.
Tutto evoca tempeste diverse che con la loro violenza hanno stravolto vite, famiglie, comunità, persone.
Esiliati sono stati gli abitanti di questa città dalla violenza della natura e dalle difficoltà della ricostruzione.
Esiliati sono dal resto d’Italia che velocemente dimentica.
Partendo dall’opera di Maksim Gor’kij – incentrata sulla scelta dell’uomo tra un percorso verso la menzogna oppure verso la verità, attraverso i racconti e i pensieri di un gruppo di diseredati della società, riuniti in un misero dormitorio gestito da un’ambigua coppia di sposi, i protagonisti della performance si avvicinano in punta di piedi al cuore emotivo della recente e potente distruzione che ha coinvolto vite, famiglie, opere d’arte, sentimenti della città dell’Aquila. Frammenti di testo da L’albergo dei poveri saranno contrappuntati da lampi di poesia, immagini, suoni che siano stati nel tempo speciali talismani, accogliendo la sfida di provare a miscelare i diversi linguaggi che possediamo per natura ma che spesso dimentichiamo di usare
“Come per una dolorosa coincidenza, il terremoto ha colpito da poco anche l’Emilia Romagna, dove ha sede la compagnia Le belle bandiere. I danni sono stati molto minori, molte di meno le vittime- continua Elena Bucci Sgrosso – ma la paura è stata grande e sentire il tremare della terra ci fa capire quello che la mente da sola non può. La stessa cosa che spesso riesce a fare il teatro.
Ci sentiamo più vicini, tutti insieme più fragili e allo stesso tempo più uniti.
Non potendo comprendere fino in fondo la perdita e l’esilio perché non li abbiamo vissuti,
possiamo però cercare di parteciparvi nel ruolo di chi mette la propria esperienza teatrale e il
proprio sentimento al servizio di quella trasformazione catartica del dolore che è la forza più
grande del teatro.
Abbiamo scelto per il nostro racconto un luogo sfregiato, trasformato da un’improvvisa violenza naturale ma ancora profondamente denso di ricordi e di racconti da riscoprire,.
Qui, tuttavia, l’arrivo inatteso di un vecchio pellegrino – pur senza portare facili soluzioni apre la porta alla verità e all’amore, accende una scintilla di speranza in occhi appannati dalla disgrazia e concede una tregua al dolore .
L’illusione che speriamo di mettere in atto è quella del misterioso arrivo nella piazza di un gruppo di esiliati, ognuno con la sua storia, il suo luogo abbandonato nel cuore e la sua volontà di ricostruire..
Immaginiamo che le strade diverse di ognuno confluiscano in un unico canto e in un unico racconto, che i corpi di molti disegnino un unico pacifico esercito che si armi di poesia per affrontare il futuro, trasformando il pianto in riso e viceversa, forse per scoprire che sono in fondo la stessa cosa, le due facce immancabili dell’adorabile vita.
ASSOCIAZIONE TEATRALE
ABRUZZESE MOLISANA
Appuntamento con I Cantieri dell’Immaginario,
kermesse per la quale l’ATAM propone
L’ALBERGO DEI POVERI
PROVE DI GIOIA
ispirato all’ opera di Maksim Gor’kij
e a brevi lampi da Dante Alighieri, Osip Mandel’stam, Fernando Pessoa,
William Shakespeare e altri poeti
un progetto di teatro, canto, musica e installazioni
per la trasformazione del ricordo nei luoghi
della città ferita
21 luglio 2012
h.21,00 e h. 22,30
Piazza Santa Maria Paganica
con
Elena Bucci, Marco Sgrosso
Daniela Alfonso, Nicoletta Fabbri
Alessia Paolini, voce; Federico Pendenza, chitarra
e
gli attori del laboratorio
direzione artistica di Elena Bucci e Marco Sgrosso
cura del suono e live electronics di Raffaele Bassetti
installazioni a cura di Claudio Ballestracci
registrazioni a cura di Nicoletta Fabbri