L’AQUILA – Il graduale depauperamento dell’agricoltura aquilana trova conferma non soltanto nella flessione delle imprese, ma anche nella contrazione del reddito aziendale. Se è infatti vero che al secondo trimestre di quest’anno le imprese attive sono scese a 4.319 unità rispetto alle 4.521 dello stesso periodo del 2011 (dati Infocamere), è anche vero che l’assegno che resta all’imprenditore agricolo, pagati i salari, le imposte e gli ammortamenti, si è ridotto a valori correnti del 68% nell’ultimo decennio. Questa la denuncia della Coldiretti L’Aquila sulla base di uno studio Eurostat mettendo in evidenza come, a pesare negativamente sulla redditività dell’agricoltura, sia la riduzione dei prezzi pagati alle imprese agricole per effetto dello strapotere contrattuale degli altri soggetti della filiera, ma anche per la concorrenza sleale dovuta alla mancanza di trasparenza nell’informazione ai consumatori che permette di spacciare spesso come Made in Italy prodotti importati. Particolarmente grave, sottolinea la Coldiretti provinciale nel commentare un rapporto dell’Ismea, che per ogni euro che viene speso per l’acquisto di prodotti alimentari, nelle tasche degli agricoltori giungano appena 20 centesimi mentre il resto si perde nei meandri della filiera. Secondo il rapporto, a originare tale fenomeno è l’ampio divario tra i prezzi spuntati dagli agricoltori e i costi dei fattori di produzione. «La speculazione non dà ormai riparo da periodiche volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli che sono solo uno degli effetti di un sistema economico globale che ha declassato il cibo a merce qualsiasi dimenticandone l’essenza come bene essenziale – ha dichiarato il direttore provinciale Raffaello Betti – C’è solo il prezzo, che deve essere sempre più basso e bassi devono essere i costi di produzione, ma questo è ingiusto sia per il pianeta sia per chi produce il cibo in ogni parte del mondo. È sul valore di esso come bene comune e della produzione agricola come sua premessa primaria che si basa il progetto di Coldiretti a sostegno dell’agroalimentare italiano. Il valore del cibo come bene comune è l’unico che possa garantire uno sviluppo sostenibile della produzione alimentare fondato sui territori che coniugano i principi di sovranità e sicurezza alimentare con quelli di equità e accessibilità».
Con la flessione del reddito agricoltori aquilani sempre più in crisi
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