L’AQUILA – Dunque preselezione per tutti. Nessun privilegio, nessuna franchigia, tutti uguali ai nastri di partenza: gli assunti a tempo determinato, i co.co.co., i lavoratori a progetto, i ragazzi del Formez o di Abruzzo Engeenering, ma anche chi non ha mai lavorato o i neodiplomati freschi di laurea o di licenza delle superiori. Insomma tutti sullo stesso piano di fronte al ‘concorsone’ che avvierà di fatto la nuova governance della ricostruzione come l’hanno voluta il Comune e Fabrizo Barca, il ministro delegato da Monti ai problemi dell’Aquila. E’ una decisione presa, pare, dall’amministrazione comunale malgrado il parere contrario del governo. Una scelta che pone in contrasto due esigenze: quella della stessa amministrazione comunale e quella di quanti hanno già lavorato e tuttora lavorano, in un modo o nell’altro, alla ricostruzione dell’Aquila. Diciamo subito che non si possono non comprendere le ragioni del sindaco e del Comune. Se si fossero mantenute franchigie, prerogative, precedenze il rischio sarebbe stato alto e tale, forse, da bloccare la ricostruzione. Ci sarebbero state contestazioni, opposizioni, ricorsi ai vari organi giurisdizionali come il Tar o il Consiglio di Stato. Con conseguenze per la nuova governance della ricostruzione facili da immaginare. Così il Comune ha deciso di soffocare sul nascere dispute e polemiche.Troppo litigiosa la materia, le accuse di clientelismo si sarebbero sprecate.
Dall’altro lato stanno le ragioni di quanti alla ricostruzione lavorano o hanno lavorato, che vedono messi in discussione prerogative e diritti acquisiti, e che sanno bene che in un concorso nazionale non avranno altre carte da giocare se non le loro capacità. Ma potranno emergere queste ultime in una prova in cui la concorrenza sarà spietata? Forse il Comune poteva pensare a una qualche salvaguardia, ma si è trovato di fronte a una prospettiva di confusione molto concreta e a tempi troppo brevi per decidere. Così non è stato possibile trovare un diverso equilibrio.