L’AQUILA – Le politiche di conservazione portate avanti dal Parco Nazionale della Majella si dimostrano sempre più efficaci. I 720 esemplari di camoscio contati dal censimento effettuato il 31 luglio scorso, costituiscono la colonia più numerosa oggi presente nella dorsale appenninica, unica area in cui vive questa sottospecie endemica e rappresentano il 45% dell’intera popolazione. Popolazione giovane, oltretutto con 204 nuovi nati che si sommano ai 92 giovani nati l’anno precedente.
In particolare, nel corso degli anni la popolazione ha mostrato un continuo incremento, sia nel numero totale di camosci presenti che nel numero di nuovi nati. Dai 100 camosci contati al momento dell’istituzione del Parco, si arriva ai 300 individui del 2006, con 80 nuovi nati, agli oltre 500 individui , con 170 camosci nati nell’anno, censiti nel 2010, fino ai 720 camosci censiti quest’anno. L’ampia disponibilità di habitat idonei, sia di quelli utilizzati durante la stagione estiva delle nascite e dello svezzamento dei piccoli che di quelli frequentati durante i mesi invernali, più critici per la sopravvivenza degli individui giovani ed anziani, è probabilmente alla base dell’elevata sopravvivenza annua e dunque del continuo e progressivo incremento fin’ora registrato. Il camoscio sulla Majella in questi ultimi anni ha inoltre mostrato una notevole capacità di colonizzazione che lo ha portato ad insediarsi anche in territori diversi da quelli inizialmente scelti dai camosci durante i primi anni successivi al rilascio, stabilendosi ad esempio in maniera sempre più consistente anche in massicci limitrofi all’areale principale. Tale capacità è probabilmente dovuta all’elevata disponibilità di individui giovani: sono principalmente questi infatti che ogni anno vanno in “dispersione” colonizzando nuovi territori.
L’eccellente stato di salute del Camoscio sulla Majella, sta consentento il prelievo, con tecniche innovative, di esemplari “esportati” nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini a rinforzarne l’esile popolazione. In futuro, tale operazione consentirà di ripopolare anche le vette del Parco Regionale del Sirente Velino, a completamento delle operazioni previste dal Progetto Life Camoscio, finanziato dall’Unione Europea e di cui il Parco Nazionale della Majella è capofila.
Il Signore delle rocce potrà così tornare ad essere il signore incontrastato delle balze più alte ed impervie della catena appenninica, dalla quale era stato eradicato quasi completamente se non interveniva, provvidenzialmente, l’istituzione del Parco Nazionale d’Abruzzo.
Un risultato entusiasmante che da solo – ma non è il solo – fornisce la risposta più appropriata ed immediata a quell’improvvido ed improvvisato giornalista della materia – aduso forse a pensare che il cancro possa essere curato ricorrendo alle prestazioni di un familiare meccanico dentista – che dopo avere caldeggiato l’abolizione dei parchi ed in particolare di quello della Majella chiede, dalla prima pagina de il Centro del 24 agosto “dove sono i risultati, i vantaggi”?
Per ora risponde il Camoscio. Domani e poi ancora lupo, orso cervi, caprioli, aquile, lavoratori del parco, operatori del parco, sindaci e turisti entusiasti della natura selvaggia e del patrimonio storico del Parco Nazionale della Majella.
Unico Parco in Italia e nel Mediterraneo ad essere stato inserito nella rete europea Pan Parks, per aver saputo coniugare natura selvaggia e sviluppo sostenibile.
Nicola Cimini
Direttore del Parco
Nel parco nazionale della majella censiti 720 camosci. oltre 204 i nuovi nati
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