L’AQUILA – Sono molti i ragazzi che rischiano di perdere il posto lavoro dal 1 gennaio 2013. Molti coloro che hanno paura di non farcela a superare il concorsone per i 300 indeterminati. Negli uffici deputati alla ricostruzione, su face book, per strada, non si parla d’altro: test complessi, troppe prove, domande lasciate alla fortuna.
E mentre c’è chi nel frattempo, in questi tre anni, si è sposato, ha fatto figli, ha ritrovato in una città precaria un po’ di stabilità famigliare; c’è chi studia, stampa fogli e fogli di ordinanze e decreti per imparare tutto a memoria. Per non la sciare nulla al caso.
Ma i quiz di cultura generale sono un caso: potrebbe uscire la domanda sulla morte di Mike Buongiorno con tre date tanto vicine da confondere anche i fan del defunto uomo di spettacolo. Oppure domande di storia, logica, curiosità di ogni genere. “Puntare tutto sulla ricostruzione – dicono i ben informati – sono la nostra salvezza”.
Ma c’è chi proprio è sicuro di non farcela, come Diego Del Vecchio che sul suo profilo del social network stamattina scrive: “Sono uno dei precari che ha vinto il concorso per lavorare nel Comune dell’Aquila in questi tre anni di emergenza. Superare un nuovo concorsone credo sia umanamente impossibile . Chiedo a tutti voi di aiutarmi a trovare un nuovo impiego, mi adatto a fare di tutto poi valuterò le tante (spero) offerte che mi giungeranno. Grazie (ho una moglie e una figlia, non posso permettermi di stare senza stipendio)”.
Un appello forte, raccolto da altri amici che dalla bacheca esprimono lo stesso stato d’animo. La carica dei 600 assunti dopo il sisma del 6 aprile 2009, ha molti volti e molte età. Ingegneri giovanissimi arruolati negli uffici tecnici dei comuni del cosiddetto cratere ma, anche 40enni, per i quali è più complicato oggi rimettersi in gioco e competere con giovani di tutta Italia, freschi di laurea e allenati a fare concorsi pubblici.
“Il Ministro forse non lo sa – dicono altri giovani che preferiscono restare nell’anonimato – ma dal terremoto, per noi molto è cambiato. Si è modificata la capacità di apprendimento, la memoria comincia ad andare in corto, come facciamo a competere con la ‘cultura generale’ dei ventenni spensierati di altre regioni”.
E chiude: “Si vede che a decidere per noi, c’è chi quella notte non l’ha vissuta”