L’AQUILA – Altri nomi finiscono nel registro degli indagati nell’inchiesta sui falsi commerci di macchinari sanitari tra ditte del “cratere” per accedere ai fondi europei.
Come riporta il quotidiano Il Centro, oltre a Rodolfo Fanini e al figlio Federico, è presente nel fascicolo anche il nome del commercialista aquilano Paolo Tempesta, l’imprenditrice di Poggio Picenze Cinzia Masci (che si occupa di forniture ospedaliere e apparecchi medicali), gli imprenditori Giulio Ottavio Battagliarin, Filippo D’Ottavio e Vanessa Gardelli (ditta di dispositivi medici con sede a Bologna).
Dopo aver costituito la società ‘Fare srl’ ,gli indagati hanno presentato alla Regione Abruzzo, ente responsabile alla formazione della graduatoria ed alla erogazione del contributo, preventivi per l’acquisto di macchinari di altissima tecnologia, per un ammontare di 900 mila euro, apparentemente redatti per loro conto da una piccola ditta individuale di rappresentanza di articoli sanitari.
Con tale documentazione, l’azienda e’ stata ammessa al contributo comunitario per un ammontare di 300 mila euro, di cui 150 mila subito erogati dalla Regione a titolo di anticipo.
I finanzieri sono stati insospettiti dall’entita’ del preventivo emesso da una piccola azienda con modesti volumi d’affari, che peraltro non risultava operare nella commercializzazione di macchinari di cosi’ alto livello tecnologico e valore.
Ed, in effetti, le indagini su tale documentazione hanno portato a concludere come la materiale redazione del preventivo, ivi inclusi i dettagli tecnici e descrittivi dei macchinari ed i relativi prezzi, fosse opera dei beneficiari del contributo che, poi, l’avevano solo fatto sottoscrivere al titolare dell’impresa.
Lo scopo era quello di far apparire il piccolo imprenditore aquilano quale fornitore, per poter cosi’ conseguire un maggior punteggio nella graduatoria finale. Ad un certo punto, pero’, quest’ultimo, si e’ tirato indietro, rifiutandosi di emettere la fattura per la fornitura di quei macchinari di cui non aveva mai avuto la disponibilita’.
Gli indagati, lungi dallo scoraggiarsi, sono corsi ai ripari e, poco prima della scadenza del termine ultimo per la presentazione della documentazione di spesa, con il concorso di un professionista di L’Aquila, hanno repentinamente simulato l’apertura a L’Aquila di ben 3 unita’ locali di quelle che erano le effettive imprese fornitrici dei macchinari (di Milano, Bologna e Chieti), retrodatandone persino l’effettiva operativita’ sul nostro territorio, per evitare di essere esclusi dal beneficio al finanziamento comunitario.
Alle Fiamme Gialle e’ bastato un sopralluogo nelle sedi dichiarate per scoprire l’arcano. Due delle sedi coincidevano con uno studio professionale, mentre l’altra risultava addirittura in un garage con saracinesca abbassata, nella periferia della citta’. Il provvedimento di sequestro di sofisticati macchinari elettromedicali per un valore di 150mila euro, pari a quanto indebitamente gia’ percepito e i sette indagati, all’esito delle indagini della Guardia di Finanza coordinate dal Procuratore Gallo, e’ stato emesso dal Gip di L’Aquila dott. Giuseppe Romano Gargarella.