L’AQUILA – Gli emiliani hanno “reagito meglio” degli aquilani al terremoto. A sostenerlo e’ Franco Gabrielli, capo del dipartimento della protezione civile, intervistato da Radio Capital. Il sindaco Cialente si lamenta del fatto che all’Aquila e’ tutto fermo? “Ci sono molte cause – risponde Gabrielli – ma anche il territorio ha le sue responsabilita’. Io ho visto un territorio, quello emiliano, molto diverso dalla mia esperienza aquilana. E’ sempre facile dare le responsabilita’ ad altri, a chi sta fuori”.

“C’e’ in alcune comunita’ – spiega il prefetto – un attivismo, una voglia di fare, che sono insiti. La differenza, storicamente, in Italia, non la fa la quantita’ di denaro destinato agli aiuti ma la capacita’ di progettualita’ di ogni singolo territorio” Quanto ai fondi donati via sms per aiutare le popolazioni emiliane, Gabrielli smentisce le voci circolate negli ultimi giorni. “Nessun blocco per motivi burocratici”, spiega, “quella e’ una favola.

La verita’ che ci sono 13,5 milioni di euro su un conto della Banca d’Italia. La Regione Emilia Romagna ha mandato 27 progetti. Giovedi’ il comitato dei garanti li esaminera’. E spero venerdi’ di dare il via agli accrediti alla contabilita’ speciale della Regione. Se si avessero sempre tempistiche di questo genere nel nostro paese andremmo tutti un po’ meglio. La regione ha fatto un lavoro accurato, che ha richiesto tempo, ma non c’e’ un solo elemento che possa essere ascritto alla burocrazia”.

MANTINI, GABRIELLI HA UN PO’ RAGIONE

La critica del Capo della Protezione Civile prefetto Gabrielli mette il dito nella piaga perché a L’Aquila i ritardi nella ricostruzione sono evidenti e non dipendono certo dal carattere degli aquilani.
Si è creato un meccanismo politico-burocratico mostruoso con un modello privatistico di ricostruzione frenato dal sistema pubblico. Il risultato è che gli aquilani sono più ricchi e L’Aquila è più povera.
Ho criticato più volte questo sistema e indicato soluzioni, inascoltato.
La ricostruzione avrà impulso quando L’Aquila si aprirà al mercato, regolato e trasparente, e non al clientelismo e al localismo.

On. Pierluigi Mantini
Esecutivo Nazionale Udc

STEFANIA PEZZOPANE, LA VERITA’ E’ UN’ALTRA

In merito alle dichiarazioni di Franco Gabrielli. “Si può essere così superficiali? Ho lavorato a fianco di Gabrielli per molti mesi e sono veramente delusa e arrabbiata. Come può aver dimenticato le nostre condizioni? Come può dire una cosa così assurda? Reazione migliore? Rispetto a cosa? Ai 309 morti che ancora piangiamo? Al nostro Centro storico bloccato da vergognose procedure imposte dal governo e dal commissario Chiodi?

La verità è un’altra. Gli emiliani, persone meravigliose, erano con noi già il 6 aprile e loro sono certa non direbbero mai una cosa come quella detta ingiustamente da Franco Gabrielli. gli emiliani hanno un vero presidente della Regione Vasco Errani che non si è fatto certo togliere con soggiacenza i poteri come ha fatto Chiodi, il nostro inutile e dannoso presidente della Regione, dalla cinica cricca Berlusconi e Co, che scorrazzava con ampio codazzo tra tendopoli e case distrutte. Molti hanno costruito carriere sul terremoto, noi siamo ancora qui col nostro dolore con mille problemi ereditati da un cinismo che per fortuna gli emiliani non stanno conoscendo.

CIALENTE A GABRIELLI, NON E’ STATA COLPA NOSTRA

Se gli emiliani hanno “reagito meglio” degli aquilani al terremoto, come ha sostenuto stamane Franco Gabrielli, “la colpa non e’ certamente nostra”. A rispondere e’ il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente. A differenza dell’Emilia noi siamo stati un popolo commissariato.

Sino alla fine di gennaio 2010 c’e’ stata la protezione civile a cui hanno fatto seguito diversi commissariamenti. Se avessimo avuto una governance diversa, quella che auspichiamo oggi – non avremmo certo perso tutto questo tempo. Purtroppo siamo stati guidati da una serie di Opcm con intese tra il governo e il commissario Chiodi. Gli enti locali sono stati lasciati completamente fuori. Il commissariamento – ha ribadito Cialente – e’ stato un fallimento. Si sono persi due anni. Noi non abbiamo alcuna colpa”.

“A Gabrielli – ha poi sottolineato il sindaco – vorrei ricordare che la fortuna degli emiliani e’ di aver evitato, alla luce delle nostre esperienze negative, di subire i tre anni di commissariamento che hanno espropriato gli aquilani, le aquilane e le loro istituzioni di qualsiasi potere decisionale. Spero che venga presto ricostruita la storia della fase dell’emergenza e della ricostruzione della Citta’, affinche’ si chiariscano le gravi responsabilita’ e le scelte centraliste che, spogliando di qualsiasi ruolo gli enti locali, hanno portato agli errori e alla perdita di tempo di cui abbiamo pagato il prezzo sulla nostra pelle”.

COMITATO 3.32, GABRIELLI DIMENTICA CHE ERA PREFETTO

“Ci chiediamo con che coraggio Gabrielli si permetta ancora di dare simili giudizi su L’Aquila. Noi non abbiamo dimenticato il ruolo che ha svolto l’attuale capo della Protezione Civile nell’immediata emergenza”. Lo afferma il Comitato “3.32”. “Gabrielli non solo era vice-commissario (vice di Bertolaso), ma era anche prefetto, con il compito specifico di vigilare sulle possibili infiltrazioni e speculazioni da parte della criminalita’ organizzata e delle ‘cricche’ nella ricostruzione. Infiltrazioni e speculazioni che, come ci dicono le indagini della magistratura, sono avvenute indisturbate”. 

“Possibile – si chiede il Comitato – che Gabrielli, che condivideva il comando della gestione del post-emergenza insieme a Bertolaso, non si sia accorto di nulla? Forse era troppo impegnato a vietare assemblee e vietare volantinaggi nelle tendopoli, in barba ai piu’ elementari principi costituzionali, o forse era concentrato sulla ‘delicata’ operazione del sequestro delle carriole, o a cercare di reprimere in ogni modo ogni forma di attivismo e partecipazione della societa’ civile che non fosse gradito o complice della loro gestione. Ci chiediamo con che coraggio questa persona affermi oggi che a L’Aquila non c’e’ stato ‘attivismo’ o ‘voglia di fare’. Secondo il Comitato 3.32 “se questa affermazione e’ in parte vera, cio’ e’ dovuto al fatto che la Protezione Civile ha represso e ostacolato, fin dai primi giorni delle tendopoli, ogni forma di volonta’ di partecipazione attiva, auto-organizzazione e dissenso da parte della popolazione. Fin dall’inizio questo tipo di gestione ha trasmesso il messaggio di ‘stare seduti e buoni’ ad aspettare ‘il miracolo’, di non disturbare o criticare i nostri ‘salvatori’; mentre nel frattempo qualcuno era gia’ al lavoro per riuscire attraverso il piano c.a.s.e., il G8, i puntellamenti, a fare affari sulla nostra pelle”.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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